Corte Europea: il canone RAI è illegittimo?

Una notizia circolata sulla stampa avrebbe sostenuto che per i giudici di Strasburgo l’antica imposta sul possesso della TV non sarebbe dovuta. Niente di più falso. Tuttavia, è sempre possibile disdire l'abbonamento
11 anni fa
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Il canone RAI sarebbe illegittimo. Lo dice l’Europa! Anzi… lo avrebbe detto l’Europa. Così riportano alcuni importanti quotidiani nazionali e siti web. Pochi giorni fa, una sentenza della Corte Europea dei diritti umani avrebbe sentenziato l’irregolarità del canone RAI, a conclusione di un ricorso di un cittadino leccese che non si è fermato dinnanzi alle bocciature dei tribunali italiani. La sentenza sarebbe stata emessa il 30 dicembre 2013 affermando il principio per il quale il canone RAI è illegittimo in quanto non si attiene alla “materia fiscale, nocciolo duro della supremazia del potere pubblico, essendo dominante il carattere pubblico tra il contribuente e il resto della comunità”.

In altre parole, la Corte asserisce che l’intervento della polizia tributaria ai danni del cittadino viola il diritto a ricevere notizie e informazioni di carattere pubblico. Di conseguenza lo Stato italiano, obbligando i cittadini a pagare un canone di abbonamento, il cui mancato pagamento ha come conseguenza l’oscuramento degli apparecchi di informazione, viola la libertà di informazione di ogni libero cittadino. Una notizia (tendenziosa e priva di fondamento) che cade alla vigilia della riscossione dell’abbonamento annuale RAI in scadenza il 31 gennaio, diffusa al solo scopo di creare false aspettative verso quella che viene definita la più odiosa tassa dello Stato .  

Il canone RAI non è abolito. Si paga anche in Europa, ma è diverso

  E’ bene comunque precisare che la Corte europea di Strasburgo non ha il potere di annullare una legge italiana e nemmeno quello di imporre veti violando la sovranità fiscale e legislativa di un paese membro. Tuttavia lo stato italiano adesso dovrà adeguarsi alle disposizioni impartite dai giudici europei nel rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini che appartengono all’Unione. Quindi, il canone RAI, così com’è stato concepito dalla legge italiana anteguerra, non è abolito, come potrebbe sembrare, ma solo messo in discussione da un organo giuridico sovranazionale.

Certo è che se prima il canone era duramente contestato dai contribuenti ora lo sarà ancora di più ed è presumibile che per il 2014 la RAI incasserà meno soldi del previsto alla luce di questa sentenza. Del resto, come si fa a non rendere discutibile una legge vecchia di 76 anni, quando a quei tempi le televisioni erano possedute solo da pochissime famiglie abbienti? Va inoltre ricordato che il canone RAI si paga anche in altri paesi europei, ma l’imposta non è legata al possesso di un apparecchio radiotelevisivo, bensì all’utilizzo di frequenze pubbliche il che rende meno discutibile l’imposta.  

Non pagare il canone RAI si può?

  Così, in attesa che i politici e le lobby dello spettacolo di Saxa Rubra si mettano al lavoro per trovare una soluzione legislativa che superi, non solo la sentenza dei giudici europei, ma soprattutto le anacronistiche disposizioni legislative, è bene ricordare a tutti che è possibile disdire l’abbonamento RAI con una semplice raccomandata. Spendendo 4,30 euro si evita di pagarne 113,50. Basta chiedere il “suggellamento” della TV seguendo le istruzioni fornite dalla stessa RAI (http://www.abbonamenti.rai.it/Ordinari/IlCanoneOrdinari.aspx#DisdAbb). Tranquilli! Non verrà nessuno a spegnervi per sempre l’apparecchio! Ogni anno quasi 12.000 persone scrivono alla RAI per chiedere il “suggellamento” dell’apparecchio TV e la cessazione del relativo canone. Con questa richiesta chiederete alle autorità preposte di sigillare il vostro televisore,  maturando il diritto a non pagare più il canone della televisione pubblica, che – ricordiamo – è una imposta collegata al possesso e all’uso dell’apparecchio. [fumettoforumright]Attenzione solo a chi possiede antenne paraboliche atte alla ricezione di canali satellitari con abbonamenti Sky e Mediaset Premium, ad esempio. In questo caso i controlli vengono svolti d’ufficio e con incrocio di dati fiscali, per cui dovranno essere cessati congiuntamente anche questi tipi di contratto.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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