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annuncia la vendita di quote di minoranza delle aziende di Stato quotate: ecco cosa può succedere
8 novembre 2013 |
Autore Redazione |
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Fonte: http://www.scenarieconomici.it/letta-annuncia-la-vendita-di-quote-di-minoranza-delle-aziende-di-stato-quotate-ecco-cosa-puo-succedere/
Enrico Letta vuole vendere quote di ENEL, ENI , Finmeccanica, ormai lo sta ripetendo con cadenza settimanale. All’atto pratico cosa significa? Sembrerebbe un proclama intelligente e tutto sommato innocuo. Sembrerebbe soltanto, purtroppo. Domanda: ma qualcuno di voi ha mai pensato a quali sono le conseguenze di una discesa della partecipazione dello Stato sotto il 30%, Cassa Depositi e Prestiti inclusa (la proposta Saccomanni per intenderci)? Semplice, al di sopra del 30% c’è l’obbligo di OPA totalitaria. Or dunque, se lo Stato scendesse sotto il 30% un ipotetico investitore straniero potrebbe entrare in dette aziende con una partecipazione del 29,9%, diventando il primo azionista – senza spendere molto – e di fatto indirizzando il Board nelle sue decisioni anche e soprattutto finanziarie (vedasi oltre). Questo è il trucco. Folle secondo me, anche perchè il passo successivo sarebbe quello di prendersi la maggioranza…

Ora, analizziamo ad esempio i conti di ENEL: è letteralmente un gioiello (ENI è anche meglio secondo me). Non importa se sia una partecipata di Stato, io la guardo in comparazione con i peers, risultati alla mano. Pensate ad esempio ad EDF, francese, detenuta per ben oltre il 50% dallo Stato francese: per caso pensate che in Francia non ci siano influenze pubbliche? O pensate che le altre utilities tedesche non siano soggette ad influenze politiche? Ma per piacere, scendiamo dal pero. Dunque, ENEL, statale, dimensioni da pachiderma, con forti influenze politiche ma….. risulta essere la migliore utility in Europa e probabilmente nel mondo, numeri alla mano! Si perchè gli splendidi risultati di ENEL sono esenti da liabilities di lungo termine conseguenti dalla disponibilità di impianti con costoso e rischioso smaltimento a fine vita (leggasi assenza di centrali nucleari). Vedete le tabelle sotto, EBITDA al 2015: quello di ENEL è circa il doppio di quello della più grande public company elettrica mondiale (E.ON) e molto simile ad EDF, mostro sacro, azienda con costi di produzione bassissimi a causa della natura della sua produzione (nucleare appunto, all’inizio EDF nacque per produrre armi strategiche, l’energia era un by product, ndr). Si perchè EDF è detenuta oltre al 70% dallo Stato francese ma nessuno osa lamentarsi del fatto che non venga privatizzata o che ci siano influenze pubbliche: ENEL fa risultati molto simili ai colleghi francesi pur anche senza il vantaggio nucleare e tutti la criticano. Ciò dimostra che quegli italiani che la vogliono vendere commettererebbero un grave errore: non si vende mai il gioiello che porta a casa il pane. Ed inoltre, ipotizzando che venisse comprata da un soggetto di un Paese con i tassi di interesse bassi, ad esempio la Germania, nel momento in cui il controllo con maggioranza assoluta fosse straniero la tassazione risultante sul debito aziendale sarebbe certamente un paio di punti più bassa (circa del famoso spread BTP vs. Bund). Ossia un ipotetico compratore tedesco a comprarsela guadagnerebbe nottetempo rispetto ai risultati attuali circa 1 mld di euro all’anno di utile pre-tasse (= 44 mld EUR di debiti di ENEL per 2% di tassi di interesse annuo in meno sul debito). Questo sarebbe certamente un incentivo mica da ridere per un acquirente tedesco, solo per il fatto di essere tedesco! Leggi il resto di questo articolo



Fonte: http://www.scenarieconomici.it/letta-annuncia-la-vendita-di-quote-di-minoranza-delle-aziende-di-stato-quotate-ecco-cosa-puo-succedere/
Enrico Letta vuole vendere quote di ENEL, ENI , Finmeccanica, ormai lo sta ripetendo con cadenza settimanale. All’atto pratico cosa significa? Sembrerebbe un proclama intelligente e tutto sommato innocuo. Sembrerebbe soltanto, purtroppo. Domanda: ma qualcuno di voi ha mai pensato a quali sono le conseguenze di una discesa della partecipazione dello Stato sotto il 30%, Cassa Depositi e Prestiti inclusa (la proposta Saccomanni per intenderci)? Semplice, al di sopra del 30% c’è l’obbligo di OPA totalitaria. Or dunque, se lo Stato scendesse sotto il 30% un ipotetico investitore straniero potrebbe entrare in dette aziende con una partecipazione del 29,9%, diventando il primo azionista – senza spendere molto – e di fatto indirizzando il Board nelle sue decisioni anche e soprattutto finanziarie (vedasi oltre). Questo è il trucco. Folle secondo me, anche perchè il passo successivo sarebbe quello di prendersi la maggioranza…

Ora, analizziamo ad esempio i conti di ENEL: è letteralmente un gioiello (ENI è anche meglio secondo me). Non importa se sia una partecipata di Stato, io la guardo in comparazione con i peers, risultati alla mano. Pensate ad esempio ad EDF, francese, detenuta per ben oltre il 50% dallo Stato francese: per caso pensate che in Francia non ci siano influenze pubbliche? O pensate che le altre utilities tedesche non siano soggette ad influenze politiche? Ma per piacere, scendiamo dal pero. Dunque, ENEL, statale, dimensioni da pachiderma, con forti influenze politiche ma….. risulta essere la migliore utility in Europa e probabilmente nel mondo, numeri alla mano! Si perchè gli splendidi risultati di ENEL sono esenti da liabilities di lungo termine conseguenti dalla disponibilità di impianti con costoso e rischioso smaltimento a fine vita (leggasi assenza di centrali nucleari). Vedete le tabelle sotto, EBITDA al 2015: quello di ENEL è circa il doppio di quello della più grande public company elettrica mondiale (E.ON) e molto simile ad EDF, mostro sacro, azienda con costi di produzione bassissimi a causa della natura della sua produzione (nucleare appunto, all’inizio EDF nacque per produrre armi strategiche, l’energia era un by product, ndr). Si perchè EDF è detenuta oltre al 70% dallo Stato francese ma nessuno osa lamentarsi del fatto che non venga privatizzata o che ci siano influenze pubbliche: ENEL fa risultati molto simili ai colleghi francesi pur anche senza il vantaggio nucleare e tutti la criticano. Ciò dimostra che quegli italiani che la vogliono vendere commettererebbero un grave errore: non si vende mai il gioiello che porta a casa il pane. Ed inoltre, ipotizzando che venisse comprata da un soggetto di un Paese con i tassi di interesse bassi, ad esempio la Germania, nel momento in cui il controllo con maggioranza assoluta fosse straniero la tassazione risultante sul debito aziendale sarebbe certamente un paio di punti più bassa (circa del famoso spread BTP vs. Bund). Ossia un ipotetico compratore tedesco a comprarsela guadagnerebbe nottetempo rispetto ai risultati attuali circa 1 mld di euro all’anno di utile pre-tasse (= 44 mld EUR di debiti di ENEL per 2% di tassi di interesse annuo in meno sul debito). Questo sarebbe certamente un incentivo mica da ridere per un acquirente tedesco, solo per il fatto di essere tedesco! Leggi il resto di questo articolo