free cita la fonte altrimenti siamo tutti bravi...
io so solo che quando vado al sud (spesso moglie di giù) mi tocca partire con i contanti perchè il 50% delle attività non ha ancora il bancomat...
subito:
Una recente ricerca ha mostrato che la dimensione dell’economia sommersa è minore nelle economie dove è maggiore l’utilizzo di strumenti di pagamento elettronici (Schneider, 2009). In base a tale studio, l’Italia detiene due primati non invidiabili tra i paesi dell’Europa continentale: quello della quota di transazioni che vengono regolate con pagamenti in contanti e quello dell’incidenza del settore sommerso sul PIL. Questa evidenza suggerisce l’esistenza di una relazione tra il ricorso massiccio al contante come strumento di pagamento e l’elevata diffusione di scambi non registrati fra le transazioni regolari. Tale relazione rappresenta l’ipotesi fondamentale su cui poggia il cosiddetto approccio “monetario” alla misurazione dell’economia sommersa (o currency demand approach), ovvero una metodologia che consente di stimare la domanda di contanti imputabile alla decisione di effettuare transazioni irregolari, così da evitare gli adempimenti tributari e contributivi previsti dall’ordinamento legislativo (sommerso fiscale). In questo studio sono state utilizzate le informazioni relative alle transazioni in contanti effettuate in 91 province dal 2005 al 2008 per misurare la dimensione dell’economia sommersa in Italia sulla base del currency demand approach.
Un aspetto di particolare rilievo dell’analisi, che la differenzia rispetto agli studi condotti in precedenza, consiste nell’aver tenuto conto anche della presenza di attività illegali – traffico di droga e prostituzione – che identificano una seconda importante componente (criminale) dell’economia sommersa, con implicazioni però assai diverse dal punto di vista delle politiche di contrasto. Infatti, mentre al sommerso da evasione sono associabili entrate potenziali sottratte alle finanze pubbliche, che è possibile cercare di recuperare sia migliorando l’enforcement delle Autorità Fiscali che incentivando una maggiore compliance dei contribuenti, nel caso del sommerso criminale l’azione di contrasto deve essere finalizzata a reprimere l’esercizio dell’attività illegale, per esempio attraverso un inasprimento delle sanzioni penali previste per chi commette il reato. La stima separata di queste due componenti acquista inoltre una valenza particolare nel caso italiano, considerata la forte eterogeneità delle basi imponibili e il diverso radicamento delle attività illegali sul territorio, che rendono interessante valutare il contributo delle province del Centro-Nord e di quelle del Sud alla formazione del sommerso e verificare se esistono differenze nell’incidenza relativa del fenomeno a seconda che si consideri la componente fiscale o quella criminale.
Dai risultati emerge un valore medio del sommerso fiscale in Italia sul periodo 2005-2008 pari al 16,5% del PIL, in linea con recenti stime da fonti ufficiali basate su differenti metodologie di misurazione (es. Istat, 2010) ma inferiore ai valori ottenuti per l’Italia in altri studi internazionali che hanno utilizzato l’approccio “monetario” (es. Schneider, 2010). Tale discrepanza potrebbe essere dovuta proprio al fatto di avere trascurato il ruolo delle attività criminali, che, non a caso, da questa analisi risultano assorbire risorse pari in media all’11% del PIL, generando così un valore complessivo dell’economia sommersa superiore al 27% del PIL.
Una prima conclusione a cui si perviene è che, trascurando la componente criminale, si rischia non solo di imputare erroneamente a evasione fiscale una parte di sommerso derivante invece da attività illecite, ma anche di sotto-stimare la dimensione complessiva dell’economia sommersa. Un secondo risultato riguarda l’evidenza disaggregata per aree territoriali, dalle quale emerge che le province del Centro-Nord, in media, esibiscono un’incidenza maggiore rispetto al Sud sia del sommerso da evasione (18,5% vs. 12%) sia di quello associato ad attività illegali (12,5% vs. 7.3%), un risultato che pare contraddire l’opinione diffusa secondo cui il Mezzogiorno sarebbe il principale responsabile della formazione della nostra economia sommersa. Se il risultato sul sommerso fiscale merita approfondimenti circa le possibili motivazioni sottostanti a questa maggior tendenza ad evadere (dal livello della pressione fiscale locale all’efficienza della Pubblica Amministrazione, che influenzano la compliance dei contribuenti), quello sul sommerso criminale invita invece a riflettere sulla capacità delle organizzazioni criminali che hanno centri decisionali localizzati in prevalenza al Sud di “esportare” traffici illeciti (droga e prostituzione) nelle aree più benestanti del paese dove si concentra la domanda pagante.
In collaborazione con Guerino Ardizzi (Banca d’Italia), Carmelo Petraglia (Università di Napoli Federico II) e Gilberto Turati (Università di Torino).
23 maggio 2011