E' il tempo dei farisei e dei pubblicani.....

ad esempio non solo voi insegnanti ma anche tra gli operai esiste questa pratica diffusa , il mio idraulico arrotonda in nero nel fine settimana o nelle ore serali.
devo chiamarvi ladri e denunciarvi alla guardia di finanza...................???

si ma se io vado in caserma quello mi manda affanculo , magari il figlio va a ripetizione da te o si fa sistemare i rubinetti dall'idraulico amico mio......

Non sono un prof...

diciamo che per una 20ina d'anni ho prima pagato gli studi (e pure gli svaghi) e poi arrotondato le entrate portando spesso ragazzi (anche un comandante della gdf per un concorso interno) dal 4 al 7 in matematica (e latino)...

Ero bravino diciamo...ma non ho solo evaso...per chi non poteva pagare spesso le lezioni erano aggratis....bei tempi!
 
c'era un tempo in cui per un periodo uscivo con un conoscente; ogni sera in gruppo di 10/12/14 persone al ristorante, spesso diverse. Mi domandavo il tipo dove trovasse i soldi per una vita così.
Poi inizia a notare che raccoglieva sempre lui i soldi del conto, dopo avere spartito la quota.
Peccato che divideva sempre in modo che la quota fosse palusibile (difficile fare a mente 244 euri /14 o 13, all'epoca non c'erano i cellulari tuttofare) ma in modo che lui mettesse sempre pochi spicci.

Ecco, l'evasione fiscale di quelli che voi chiamate "poveracci" è una cosa molto simile: si vuole partecipare al banchetto senza pagarne il costo ma solo beneficiando.

Pure la teoria del "se non evade deve chiudere" non sta ne in cielo ne in terra, perché non c'è scritto da nessuna parte che lo Stato (= il resto della cittadinanza) debba sovvenzionare attività economiche in perdita.
Chiudi, fai la e va a cercare il lavoro dove sta, come abbiamo fatto per generazioni. Invece no, voglio i comodi miei a spese della comunità, facile così.
Tralasciamo poi a che a fronte di dichiarazioni di redditi basse si hanno anche privilegi negli asili nido, scuole, case popolari, ticket sanitari etc etc, che quindi sono sottratti a chi realmente ne ha bisogno.

Vorrei fare una precisazione lessicale: evasore fiscale è colui che non denuncia un reddito, non chi non chiede la ricevuta/fattura.

C
Paragone irriverente,.........Poi IO non mi sognerei mai di chiamare poveraccio l'imprenditore che parzialmente evade le tasse!!!! LO stato sovvenziona le attività in perdita? Spero, in questo caso che Tu ti riferisci ad aziende tipo la Fiat, in quel caso lo stato recupera le sovvenzioni con le tasse che riscuote dall'indotto.............O VOLEVI DIRE CHE SOVVENZIONA CHI LE TASSE LE EVADE? Per ultimo, sei un signore visto che continui a chiamare "amico" quella persona che lucrava sui conti al ristorante...................:wall::wall:
 

mercoledì 11 gennaio 2012
Direttore Carlo Alberto Tregua

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Cresce l’evasione fiscale in Sicilia fino a raggiungere il 4,5 per cento
di Michele Giuliano

Uno studio di Contribuenti.it assegna il primato alla nostra Isola. Industriali e bancari i più indisciplinati. Il comandante regionale della GdF, Achille: “Incentivata l’attività di controllo”

Tags: Fisco, Evasione Fiscale, Guardia Di Finanza, Domenico Achille

http://www.qds.it/5337-cresce-l-evasione-fiscale-in-sicilia-fino-a-raggiungere-il-4-5-per-cento.htm#http://www.qds.it/5337-cresce-l-evasione-fiscale-in-sicilia-fino-a-raggiungere-il-4-5-per-cento.htm#http://www.qds.it/5337-cresce-l-evasione-fiscale-in-sicilia-fino-a-raggiungere-il-4-5-per-cento.htm#http://www.addthis.com/bookmark.php...3&aqi=g1&aql=&tt=0&captcha_provider=recaptchahttp://www.addthis.com/bookmark.php...3&aqi=g1&aql=&tt=0&captcha_provider=recaptchahttp://www.addthis.com/bookmark.php...3&aqi=g1&aql=&tt=0&captcha_provider=recaptchahttp://www.addthis.com/bookmark.php...3&aqi=g1&aql=&tt=0&captcha_provider=recaptchahttp://www.qds.it/5337-cresce-l-evasione-fiscale-in-sicilia-fino-a-raggiungere-il-4-5-per-cento.htm#http://www.qds.it/5337-cresce-l-evasione-fiscale-in-sicilia-fino-a-raggiungere-il-4-5-per-cento.htm#


PALERMO - Evasione a go-go in Sicilia. Le tasse, si sa, non piace pagarle proprio a nessuno e i siciliani, in ambito non solo nazionale ma anche oltre i confini, riescono sempre a confermare questa loro inclinazione. Di per sé la Sicilia partiva già da un’altissima quota di contribuenti furbetti ma questo non ha affatto frenato l’inarrestabile escalation del fenomeno.

L’associazione nazionale Contribuenti.it ha potuto constatare che nell’Isola nei primi tre mesi del 2010 si è verificata un’impennata di evasori: sono aumentati del 4,5 per cento. A livello di riscontri sul panorama nazionale con altre regioni d’Italia non è una crescita esponenziale ma semplicemente perché già in Sicilia si partiva da un’altissima percentuale di evasori. Numeri che emergono dal Rapporto annuale dello Sportello del Contribuente, dai cui è emerso che sempre in Sicilia il fisco incassa solamente il 10,4 per cento delle somme evase accertate. Per Contribuenti.it i principali evasori risultano essere gli industriali (32 per cento), bancari e assicurativi (28 per cento), seguiti da commercianti (12 per cento), artigiani (11 per cento), professionisti (9 per cento) e lavoratori dipendenti (8 per cento).

Più in generale i dati di questo studio sembrano confermare che gli evasori aumentano numericamente maggiormente al Nord, sebbene il fenomeno, pur con intensità diversa, sia piuttosto generalizzato. Già nella scorsa primavera Berlusconi, presentato la manovra finanziaria del governo, aveva proprio puntato il dito contro la Sicilia: “In Sicilia c’è un’evasione pari al 63 per cento e questo è inaccettabile. Quindi i controlli inseriti dalla manovra sono il primo rimedio al malcostume". Infatti proprio il governo nazionale ha voluto dare un forte impulso ai controlli antievasione. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha parlato di “misure anti evasione assunte con la manovra che fanno uscire la lotta all’evasione dalle urla alla effettiva, dura e concreta attività amministrativa”. Effettivamente questa svolta ci sarebbe stata: “L’attività che abbiamo avuto quest’anno – ha rilevato il comandante regionale della guardia di finanza, Domenico Achille - è decisamente migliore rispetto a quella dell’anno scorso.

Non perché quella degli anni passati non sia stata fatta, ma perché bisogna sempre crescere. Noi abbiamo incentivato l’attività di controllo e di contrasto all’evasione fiscale. Nei primi cinque mesi del 2010 abbiamo realizzato un 10 per cento in più in quanto ai controlli. Abbiamo effettuato 3.900 verifiche a fronte delle 3.500 verifiche dello scorso anno. Parliamo naturalmente sempre di periodi omogenei, che sono suscettibili a fine anno di variazioni. Sono tutte quante attività di verifica fiscale, controlli che riguardano la globalità dell’aspetto gestionale di un’azienda”. Quindi se il trend dovesse essere confermato anche nei restanti sette mesi si andrà incontro in Sicilia ad un massiccio aumento degli evasori stanati. Nell’ambito imprenditoriale questo fenomeno ha sempre creato alterazioni assolutamente negative nel tessuto produttivo.



Fonte del Quotidiano la Sicilia, l'ho segnato in rosso la percentuale d'evasione fiscale

Dopo potete raccontarvela come volete.
 
free cita la fonte altrimenti siamo tutti bravi...

io so solo che quando vado al sud (spesso moglie di giù) mi tocca partire con i contanti perchè il 50% delle attività non ha ancora il bancomat...


subito:

Una recente ricerca ha mostrato che la dimensione dell’economia sommersa è minore nelle economie dove è maggiore l’utilizzo di strumenti di pagamento elettronici (Schneider, 2009). In base a tale studio, l’Italia detiene due primati non invidiabili tra i paesi dell’Europa continentale: quello della quota di transazioni che vengono regolate con pagamenti in contanti e quello dell’incidenza del settore sommerso sul PIL. Questa evidenza suggerisce l’esistenza di una relazione tra il ricorso massiccio al contante come strumento di pagamento e l’elevata diffusione di scambi non registrati fra le transazioni regolari. Tale relazione rappresenta l’ipotesi fondamentale su cui poggia il cosiddetto approccio “monetario” alla misurazione dell’economia sommersa (o currency demand approach), ovvero una metodologia che consente di stimare la domanda di contanti imputabile alla decisione di effettuare transazioni irregolari, così da evitare gli adempimenti tributari e contributivi previsti dall’ordinamento legislativo (sommerso fiscale). In questo studio sono state utilizzate le informazioni relative alle transazioni in contanti effettuate in 91 province dal 2005 al 2008 per misurare la dimensione dell’economia sommersa in Italia sulla base del currency demand approach.
Un aspetto di particolare rilievo dell’analisi, che la differenzia rispetto agli studi condotti in precedenza, consiste nell’aver tenuto conto anche della presenza di attività illegali – traffico di droga e prostituzione – che identificano una seconda importante componente (criminale) dell’economia sommersa, con implicazioni però assai diverse dal punto di vista delle politiche di contrasto. Infatti, mentre al sommerso da evasione sono associabili entrate potenziali sottratte alle finanze pubbliche, che è possibile cercare di recuperare sia migliorando l’enforcement delle Autorità Fiscali che incentivando una maggiore compliance dei contribuenti, nel caso del sommerso criminale l’azione di contrasto deve essere finalizzata a reprimere l’esercizio dell’attività illegale, per esempio attraverso un inasprimento delle sanzioni penali previste per chi commette il reato. La stima separata di queste due componenti acquista inoltre una valenza particolare nel caso italiano, considerata la forte eterogeneità delle basi imponibili e il diverso radicamento delle attività illegali sul territorio, che rendono interessante valutare il contributo delle province del Centro-Nord e di quelle del Sud alla formazione del sommerso e verificare se esistono differenze nell’incidenza relativa del fenomeno a seconda che si consideri la componente fiscale o quella criminale.
Dai risultati emerge un valore medio del sommerso fiscale in Italia sul periodo 2005-2008 pari al 16,5% del PIL, in linea con recenti stime da fonti ufficiali basate su differenti metodologie di misurazione (es. Istat, 2010) ma inferiore ai valori ottenuti per l’Italia in altri studi internazionali che hanno utilizzato l’approccio “monetario” (es. Schneider, 2010). Tale discrepanza potrebbe essere dovuta proprio al fatto di avere trascurato il ruolo delle attività criminali, che, non a caso, da questa analisi risultano assorbire risorse pari in media all’11% del PIL, generando così un valore complessivo dell’economia sommersa superiore al 27% del PIL.
Una prima conclusione a cui si perviene è che, trascurando la componente criminale, si rischia non solo di imputare erroneamente a evasione fiscale una parte di sommerso derivante invece da attività illecite, ma anche di sotto-stimare la dimensione complessiva dell’economia sommersa. Un secondo risultato riguarda l’evidenza disaggregata per aree territoriali, dalle quale emerge che le province del Centro-Nord, in media, esibiscono un’incidenza maggiore rispetto al Sud sia del sommerso da evasione (18,5% vs. 12%) sia di quello associato ad attività illegali (12,5% vs. 7.3%), un risultato che pare contraddire l’opinione diffusa secondo cui il Mezzogiorno sarebbe il principale responsabile della formazione della nostra economia sommersa. Se il risultato sul sommerso fiscale merita approfondimenti circa le possibili motivazioni sottostanti a questa maggior tendenza ad evadere (dal livello della pressione fiscale locale all’efficienza della Pubblica Amministrazione, che influenzano la compliance dei contribuenti), quello sul sommerso criminale invita invece a riflettere sulla capacità delle organizzazioni criminali che hanno centri decisionali localizzati in prevalenza al Sud di “esportare” traffici illeciti (droga e prostituzione) nelle aree più benestanti del paese dove si concentra la domanda pagante. In collaborazione con Guerino Ardizzi (Banca d’Italia), Carmelo Petraglia (Università di Napoli Federico II) e Gilberto Turati (Università di Torino).
23 maggio 2011
 
invece a favore di quanto diceva duca
sui maggiori controlli al nord
ekko qui:

Gli accertamenti fiscali diminuiscono, ma diventano più fruttuosi. Nel 2010 l’Agenzia delle entrate ha effettuato seimila controlli in meno rispetto all’anno precedente ma ha aumentato il ‘bottino’, almeno in termini di evasione scovata, anche se resta un sensibile scarto fra quanto accertato e quanto poi viene effettivamente riscosso. La maggiore imposta accertata si attesta a 27,8 miliardi di euro, il 5,7 per cento in più rispetto al 2009. In Lombardia la caccia agli evasori ha fatto registrare un aumento della presunta evasione: +48,6 per cento rispetto all’anno precedente, per un ammontare di 8,2 miliardi di euro. In crescita invece la fedeltà fiscale in Emilia Romagna, dove i controlli del 2010 hanno fatto emergere un calo dell’evasione (sempre in termini di maggiore imposta accertata) del 54,9 per cento. E’ quanto risulta dai dati della lotta all’evasione nel 2010 dell’amministrazione fiscale, divisi regione per regione.
In termini assoluti è ancora la Lombardia in cima alla classifica per accertamenti e imposta accertata. E’ evidente però che sul dato incide il peso che la regione ha nell’economia nel Paese. Al secondo posto per maggiore imposta accertata dall’amministrazione fiscale figura il Lazio (5,5 miliardi di euro, ammontare che però registra un calo del 4,8 per cento rispetto all’evasione scovata nel 2009). In questo caso va ricordato il fatto che in questa regione si sono registrate importanti operazioni (come Telecom Sparkle) che hanno fruttato importanti introiti per l’erario. Terzo posto per la Campania con poco più di 2 miliardi di euro, pari a quelli dell’anno precedente.
Per quanto riguarda le tipologie di contribuenti, 5,4 miliardi dell’evasione scoperta nel 2010 arrivano dai 2.609 grandi contribuenti oggetto di controlli: le società con un giro d’affari superiore ai 150 milioni di euro. Considerato il tessuto economico dell’Italia, il lavoro del fisco tra i ‘paperoni’ è stato concentrato al Centro-Nord. La metà dei controlli sono stati effettuati fra Lombardia e Lazio. Al Sud i controlli sui big sono stati una manciata: 46 in Campania (16,9 milioni l’evasione rintracciata), 33 in Puglia (con 88,9 milioni di maggiore imposta accertata), 20 in Sicilia (3 milioni) e sei in Calabria (2 milioni).
 
cheeeeeeeeeee
??? controlli di che????????

esempio: nucleo regionale polizia tributaria di milano tempo fà controllava 800.000 partite iva
facendondo 400 verifiche l anno.................ovvero un rapporto-riskio di essere presi di 400 a 800.000........

li chiamerei controlloni!!!!!!!:D

la fonte è davigo

Ma non capisci che è TUTTO creato ad arte? Se non parti dal presupposto che l'informazione è manipolata, Beh,allora, ok, hai una visione del mondo più bella, ma molto meno reale................La chiudo qui, ciao :)
 

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