Rignano. Il caso si sgonfia?

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Forumer storico
I pediatri: dubbi sulle lesioni

Si complica il giallo di Rignano.
I carabinieri: «Difficile trovare riscontri»
GUIDO RUOTOLO
ROMA
«Fatta eccezione per le comuni malattie dell’infanzia nulla appresi di particolare dai genitori dei due minori; preciso che se i minori avessero presentato un lieve arrossamento o irritazione della zona sessuale non avrei mai collegato questo a una situazione come quella che voi mi dite». E’ il 25 ottobre scorso e i carabinieri di Bracciano interrogano uno dei pediatri di base di due dei bambini vittime degli «orchi» e delle «streghe» di Rignano Flaminio. Un altro pediatra, che segue altri sei bambini della «Olga Rovere», conferma: «Tutti i bambini di cui voi mi chiedete non hanno mai presentato un quadro clinico particolarmente negativo. Durante le visite mediche ai minori io non ho mai notato alcuna infezione all’apparato genitale, tranne che F. E che associava i dolori addominali all’infezione alle vie urinarie. Durante le visite non ho mai notato particolari presenza di ematomi o comunque tracce di percosse tali da allarmarmi».

Gli «orchi» e le «streghe» di Rignano Flaminio aspettano il Tribunale del Riesame in carcere, nella speranza di poter riconquistare la libertà. L'ultimo rapporto dei carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Bracciano, consegnato al pm alla vigilia della retata, dà atto delle difficoltà delle indagini a trovare i riscontri alle denunce dei genitori dei sedici bambini della scuola materna.

Per esempio, a proposito delle dichiarazioni dei pediatri di base, scrivono i carabinieri: «Il dato che lascia perplessi è la sproporzione tra le riferite irritazioni dell’area genitale (46 bambini su 64 alunni frequentanti le classi delle tre maestre indagate) e i dati riferiti dai pediatri escussi».

Ma anche sugli stessi rapporti «associativi» tra gli indagati (il pm aveva contestato l’associazione a delinquere, rigettata dal gip), il rapporto dei carabinieri riconosce: «In ordine ai legami tra gli indagati non si hanno particolari elementi oggettivi tali da acclarare rapporti o frequentazioni extralavorativi ad eccezione delle famiglie di Pucci Marisa e Del Meglio Patrizia».

Una inchiesta difficile, per di più portata avanti alla luce del sole, nel senso che, nata nel luglio scorso sulla base delle denunce dei genitori dei bambini, era conosciuta, sussurrata in paese. Scrivono i carabinieri: «L’attività di intercettazione non dava i risultati sperati poiché le parti erano a conoscenza dell’attività d’indagine (in una conversazione la Del Meglio riferiva alla madre di una sua alunna di aver appreso “per vie traverse” l’esistenza di un’indagine che coinvolgerebbe una maestra definita “pedofila e omosessuale”».

Il 2 ottobre scorso, Gianfranco Scancarello (l’autore televisivo finito in carcere) chiama la moglie Patrizia Del Meglio (anch’essa in carcere), che a un certo punto dice al marito: «Ma, gira voce che dentro la scuola ci sia una maestra pedofila!... quindi... ‘nsomma poi te dico bene, con esattezza tutti i dettagli». Gianfranco: «Una maestra! Ma nun ce posso credere....». «Poi te racconto con calma. Gianfrà, anche perché io ho avuto telefonate a casa... Non t’ho raccontato niente.... poi te raccont... E’ una storia lunga....». Ancora Gianfranco: «Io sapevo sempre de omini, ma mai de donne!».

Naturalmente, conferme alle ipotesi d’accusa gli investigatori e gli inquirenti sono convinti di averle ottenute, come del resto conferma l’ordinanza di custodia cautelare. Per esempio, a proposito dei peluche descritti dai bambini. I carabinieri, all’insaputa dei genitori, hanno mostrato ai bambini, che li hanno riconosciuti, alcuni oggetti sequestrati a casa della coppia Del Meglio-Scancarello: «Tali diverse indicazioni - scrivono i carabinieri - fanno divenire ancora più importante l’indicazione resa da alcuni bambini che hanno associato i giocattoli alla casa della maestra Patrizia o più genericamente al luogo in cui avevano subito le violenze...».
 

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