150 mld sui conti correnti svizzeri non sono evasione fiscale?

Gli altri paesi stringono accordi con la Svizzera per far tornare i capitali fuggiti in cambio di un tassa fino al 30%. L'Italia attende o al massimo vara ridicoli scudi fiscali. Il problema di Monti è il piccolo commerciante che non emette 10 scontrini al giorno.
13 anni fa
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Come detto nei precedenti interventi il fisco prosegue al sua attività di blitz e controlli a tappeto, in stile Cortina o Milano, predisponendo un piano di controlli lungo il ponte tra week end di fine aprile e 1° maggio. Gli ispettori del fisco hanno messo nel mirino circa 200 attività tra agriturismo, bed and breakfast, alberghi, ecc. sparsi lungo l’intero territorio nazionale. I controlli avevano l’obiettivo di verificare il corretto adempimento delle norme in materia fiscale e tributaria.

Oltre a tipo di verifica,però,  le fiamme gialle e gli 007 dell’amministrazione finanziaria, hanno anche verificato se le strutture avessero tutti i requisiti per poter beneficiare del regime agevolato previsto per tale tipo di strutture. Ad esempio per fruire del regime inerente gli agriturismi, le attività devono essere condotte da imprenditori agricoli in un rapporto di stretta connessione tra le proprie attività di allevamento, silvicoltura o di coltivazione del fondo. All’interno possono lavorare l’imprenditore e i suoi familiari, mentre il ricorso a personale esterno è consentito solo per lo svolgimento di attività complementari e non strettamente collegate con l’attività di agriturismo. I cibi e le bevande somministrate ai clienti devono essere di produzione propria e ottenuti attraverso lavorazioni esterne. Inoltre le leggi regionali stabiliscono paletti differenti per tipologia di struttura e si differenziano appunto da regione a regione.

 

La vergogna dei conti correnti svizzeri

Tuttavia occorre rilevare che, sebbene siano apprezzabili gli sforzi fatti sul fronte della lotta all’evasione fiscale (gli obiettivi per il 2012 sono circa il 25 per cento di incassi in più rispetto al 2011), vi sarebbe un modo abbastanza semplice per colpire evasioni di grande portata ed assicurare un gettito sicuro allo Stato. Parliamo dei circa 150 miliardi di euro che sono depositati presso conti correnti di banche svizzere, ma di proprietà di cittadini italiani.

Altri stati europei (come Germania, Inghilterra e Francia) hanno già avviato trattative per permettere il rientro dei capitali negli stati di origine dietro pagamento di una imposta sostitutiva. In genere l’imposta applicata si aggira intorno al 30 per cento del capitale oggetto di rimpatrio, molto di più del 5 per cento stabilito dall’Italia nel precedente scudo fiscale. Oltre a sanare la precedente posizione un cittadino inglese o tedesco che possiede liquidità in banche svizzere dovrà versare un’imposta annuale allo Stato ove è residente, altrimenti il conto dovrà essere chiuso.

 

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Dalle ultime dichiarazioni sembra che il premier abbia intenzione di avviare celermente una trattativa con il paese elvetico per addivenire ad una soluzione in tempi abbastanza ristretti. L’accordo potrebbe permettere il rientro dei capitali con il pagamento di circa 50 miliardi di euro a titolo di “scudo fiscale”. Questa l’ipotesi più ottimistica ma anche un valore inferiore ( ad esempio applicando un 5 per cento su tali somme come nel passato si introiterebbero circa 7,5 miliardi di euro) potrebbe liberare risorse da destinare a progetti di crescita e finanziamento imprese.