Domani, saranno 20 anni esatti dagli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 contro le Torri Gemelle al World Trade Center di New York. Per ironia del destino, la ricorrenza si terrà con al governo di Kabul gli stessi talebani corresponsabili degli attentati. Quel tragico giorno, i mercati finanziari di tutto il mondo implosero. Così fu anche per la borsa italiana, il cui indice FTSE MIB perse il 7,79%, scendendo a 29.106 punti (-2.458).
In verità, le borse si trovavano in fase calante già dalla metà dell’anno precedente, travolte dallo scoppio della bolla dot-com, cioè originata dal tonfo dei titoli tecnologici.
Borsa Italiana a -10% dall’11 settembre 2011
Fatto sta che la borsa italiana detiene un triste primato tra tutte le principali borse mondiali: è l’unica a non essersi ripresa dai valori registrati nelle sedute immediatamente successive all’11 settembre. In questi giorni, l’FTSE MIB viaggia intorno ai 26.000 punti, praticamente -10% rispetto a 20 anni fa. Nel frattempo, il DAX 30 di Francoforte si è impennato del 310%, stessa percentuale di crescita registrata dall’S&P 500 di New York. Molto bene anche il CAC 40 di Parigi (+70%) e l’FTSE 100 (+60%).
Persino il Nikkei-225 di Tokyo, che pure rispecchia un’economia nipponica in stagnazione da inizio anni Novanta, ormai risulta cresciuta del 210% da allora. Com’è possibile che Piazza Affari non sia salita più? In realtà, nel 2007 raggiunse l’apice a circa 46.000 punti. Dunque, dopo l’11 settembre crebbe, e pure velocemente. Tuttavia, con la crisi finanziaria mondiale del 2008-’09 la borsa italiana non si è più ripresa. E il motivo è semplice: l’Italia è diventata agli occhi degli investitori internazionali un paese a rischio per via del suo altissimo debito e della scarsissima crescita.
Tra il 2007 e il 2019, il PIL reale ha segnato -4%. Il rapporto debito/PIL nel frattempo era salito al 135%, prima di esplodere all’attuale 160%. La borsa rispecchia le valutazioni del mercato circa le imprese quotate. Evidentemente, i corsi depressi delle società trattate a Milano sono sintomatici di un trend negativo ormai da molti anni. E non è un caso che le aziende con forte respiro internazionale tendano a quotarsi altrove, a New York come a Hong Kong, pur di sfuggire alle basse valutazioni imperanti all’FTSE MIB. E così, a 20 anni dagli attacchi terroristici la borsa italiana si riscopre più piccola e molto indietro rispetto alle concorrenti europee.