Carriere lunghe oltre 40 anni è quello che serve in genere per la pensione diversa da quella di vecchiaia. Infatti le misure che non hanno limiti di età, cosa che invece la pensione di vecchiaia prevede (67 anni, ndr), hanno bisogno di oltre 40 anni di contributi. Per esempio la pensione con quota 41, come recita lo stesso nome della misura destinata ai precoci, prevede 41 anni di contributi versati. E di questi, un anno anche discontinuo, deve essere versato prima del compimento dei 19 anni di età.
Le pensioni anticipate ordinarie, che una volta si chiamavano pensioni di anzianità, invece hanno necessità di 42 anni e 10 mesi di versamenti per gli uomini e di 41 anni e 10 mesi per le donne. Di questi, 35 anni di contributi devono essere effettivi da lavoro (vincolo che vale anche per la quota 41 per i precoci. Ma allora, con una carriera di 30 anni di contributi non c’è alternativa alla pensione di vecchiaia a 67 anni? Un dubbio lecito questo, ma la cui risposta potrebbe fare piacere a qualche lavoratore. Infatti ci sono lavoratori che possono anticipare di qualche anno la pensione anche con “solo” 30 anni di versamenti.
“Buongiorno, vi chiedo di spiegarmi se posso andare in pensione io che ho 30 anni di contributi. Ho 64 anni di età e vorrei conoscere la possibilità di pensionamento con questa carriera contributiva. Grazie in anticipo per la vostra eventuale risposta.”
Ecco quando 30 anni di contributi bastano per la pensione nel 2023
Andare in pensione nel 2023 con 30 anni di versamenti? Può sembrare strano ma alcune misure lo permettono. Certo, non sono misure distaccate da limiti anagrafici come le già citate pensioni anticipate ordinarie o la quota 41 per i precoci. E non sono misure che hanno solo età e contributi da centrare. Perché ci sono altri requisiti da completare oltre a essere piuttosto limitate come platee di potenziali aventi diritto.
La misura principale che ha 30 anni come soglia contributiva utile alla pensione è l’Ape sociale.
Gli invalidi possono sfruttare l’uscita a 63 anni di età e afferrare la pensione con soli 30 anni di contributi
Una delle categorie a cui è destinata l’Ape sociale è quella degli invalidi. E per loro bastano 30 anni di contributi. Possono andare in pensione con l’Ape sociale i disabili che hanno ottenuto una certificazione di disabilità pari ad almeno il 74% dalle commissioni mediche invalidi civile delle ASL. E a partire dai 63 anni ecco che per gli invalidi la porta della pensione potrebbe essere utilizzata anche nel 2023. Ma sempre per gli invalidi c’è anche la possibilità di andare in pensione con 30 anni di contributi e addirittura a 56 anni per le donne e 61 anni per gli uomini.
A dire il vero basterebbero anche solo 20 anni di contributi. Perché la pensione di vecchiaia anticipata per invalidi è una misura che potenzialmente riguarda tutti i disabili, ma solo con invalidità specifica almeno pari all’80%. Invalidità specifica per le attività lavorative che il disabile svolge ogni giorno. E in questo caso non serve la certificazione delle ASL prima citata.
Disoccupati e caregiver
Ma con 30 anni di contributi e l’Ape sociale, possono andare in pensione anche i disoccupati. Inizialmente la misura era destinata solo a disoccupati che avevano completato tutto il periodo di fruizione della NASPI. E per di più dovevano passare almeno 3 mesi dall’ultima NASPI percepita. Adesso invece basta essere disoccupati per poter rientrare nell’Ape sociale. E naturalmente sempre con almeno 63 anni di età e almeno 30 anni di contributi versati. Ultima categoria a cui bastano 30 anni di contributi e almeno 63 anni di età è quella dei caregiver. Si tratta di soggetti che prestano assistenza da almeno 6 mesi a un parente disabile.
Grado di parentela e convivenza: i requisiti del caregiver per la pensione con l’Ape sociale
Anche i caregiver quindi possono sfruttare il canale di uscita anticipato. Il familiare affetto da disabilità grave deve essere convivente con il potenziale beneficiario dell’Ape sociale. E deve essere un parente di primo grado o il coniuge del caregiver. Il disabile deve essere riconosciuto tale dalle commissioni mediche invalidi civili delle ASL e rientrare nel perimetro di tutela dell’articolo n° 3 della Legge 104. Unica eccezione a questa regola sulla parentela è quella che porta a essere considerati caregiver nel perimetro dell’Ape sociale anche se il disabile è un parente o un affine di secondo grado. Ma in questo caso è necessario che il disabile non abbia coniuge o genitori che possano assisterlo. O che i genitori o il coniuge del disabile siano a loro volta disabili o over 70.
Alcuni chiarimenti sull’Ape sociale
Anche se a tutti gli effetti l’Ape sociale è riconosciuta come misura di pensionamento, effettivamente è più un reddito ponte che accompagna alla pensione. Infatti la misura cessa di essere percepita a 67 anni. L’interessato al compimento di questa età dovrà presentare domanda di pensione di vecchiaia. Altrimenti resterebbe senza trattamento.