Alcuni recenti titoli di giornali e siti di (dis)informazione nei giorni scorsi hanno fatto scoppiare la polemica sul caso dei diritti inespressi: “potresti avere diritto a 300 € in più sulla pensione” ma non saperlo perché nessuno te lo dice. Detto così sembra una sorta di bonus sulle pensioni minime concesso solo a chi ne fa domanda e non pubblicizzato a sufficienza in modo da contenere il numero di istanze e riservare le 300 euro integrative solo ad una stretta cerchia di beneficiari.
Quella dei diritti inespressi sulla pensione è una bufala?
Cosa guadagna chi diffonde in rete bufale o notizie volutamente allarmistiche? Qualche click (potenzialmente utile a scopo pubblicitario forse) ma in questa sede poco ci importa capire la ratio. Partiamo dagli effetti, ovvero il caos generato negli uffici e la disinformazione online tra i pensionati, per concentrarci sul contenuto della notizia: è vero o no che molti pensionati, su domanda, avrebbe diritto a 300 euro di integrazione dell’assegno?
I diritti inespressi esistono ma non sono un aumento generalizzato per tutte le pensioni e neanche un bonus o un’erogazione una tantum. Certi titoli finiscono per illudere una categoria già di per sé vulnerabile.
L’Inps in alcuni casi eroga trattamenti previdenziali e assistenziali (ad esempio assegni familiari, maggiorazioni sociali o integrazione al trattamento minimo) è vero ed è altrettanto vero che solo alcune di essere vengono erogate d’ufficio mentre in altri casi occorre presentare domanda.
E’ giusto quindi invitare i pensionati a verificare che l’assegno ricevuto sia corretto e includa tutti i possibili diritti (inespressi compresi) ma farlo in questo modo, presentandoli quasi come un bonus a scadenza, non fa che alimentare caos e disinformazione e non ne abbiamo veramente bisogno!