Quota 41 resta l’obiettivo primario della riforma pensioni della Lega. Il leader Matteo Salvini è intenzionato a tirare dritto sulla proposta per mandare tutti in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età.
Una proposta che trova appoggio anche da parte dei sindacati ormai rassegnati dalla sospensione delle trattative con governo dallo scorso febbraio. Anche se la proposta della Lega pare sia più uno slogan elettorale per il 2023 che una vera e propria richiesta per quest’anno.
Quota 41, la Lega presenta il suo progetto
Quota 41 non sarebbe l’ideale per riformare il sistema pensionistico, ma il massimo che si può ottenere per evitare il ritorno della Fornero.
“ll primo gennaio dell’anno prossimo, se il Parlamento non fa niente, torna in vigore la maledetta Legge Fornero, maledetta la Legge, non la Fornero che significherebbe cinque anni in più di lavoro”.
Tuttavia c’è un ostacolo e un veto messo da Draghi. Quota 41 dovrebbe essere finanziariamente sostenibile. E non lo è. Secondo l’Inps costerebbe alle casse dello Stato 18 miliardi di euro fino al 2025.
Riforma pensioni o slogan elettorale della Lega?
Quota 41 – dicono gli esperti di previdenza – rischia quindi di diventare solo uno slogan elettorale per recuperare consensi dopo la certificazione Inps del flop di Quota 100, voluto dalla Lega nel 2018.
Oltretutto andare in pensione con 41 anni di contributi versati indipendentemente dall’età non produrrebbe particolari vantaggi sociali ed economici. Oggi si può uscire dal lavoro poco più tardi a 42 anni e 10 mesi (41 e 10 mesi per le donne), come previsto dalle regole Fornero.
Insomma, secondo gli esperti, il costo da sostenere per concedere l’uscita anticipata di 1-2 anni dal lavoro sarebbe troppo elevato e non produrrebbe quegli effetti desiderati sull’occupazione. Come avvenuto per Quota 100.
Quindi, Quota 41 rischia di diventare uno slogan elettorale che la Lega sarebbe pronta a cavalcare per recuperare consensi dopo lo smacco alle recenti elezioni amministrative.