Da tempo, il direttore de Il Foglio, Claudio Cerasa, ha dato vita a una sorta di filone vacanziero dal titolo eloquente “L’estate del nostro contento”, teso a contrapporre dati e fatti a una narrazione tutta in negativo sull’andamento dell’economia italiana ed europea. Una reazione nemmeno celata dei giornalisti “foglianti” al crescente populismo nostrano, che spesso per convinzione o per puro profitto politico tende a percepire tutto nero. In questo articolo, invece, non pretendiamo di esternare alcuna visione ideologica in favore degli uni o degli altri, ma ci limitiamo a offrirvi 5 ragioni per godervi sotto l’ombrellone quel che resta della torrida estate 2017, proponendovi altrettante considerazioni positive sull’economia mondiale.
1) Tra le economie avanzate del pianeta e in Cina sono stati creati in 5 anni ben 30 milioni di posti di lavoro, di cui il 60% nell’Unione Europea. Questo vuol dire che nei paesi che rappresentano i tre quarti della ricchezza mondiale esistono 30 milioni di individui in più a godere di un reddito da consumare e magari da risparmiare parzialmente per consumi durevoli o investimenti futuri. Nel dettaglio, la sola UE ha visto crescere di 18 milioni al record attuale di 235 milioni il numero degli occupati, pari al 71,1% della popolazione in età lavorativa (15-64 anni); negli USA è stato segnato un aumento di 11,5 milioni di occupati dal 2012, mentre in Cina di quasi 9 milioni e in Giappone di 2,6 milioni;
2) La crescita economica presso le principali economie mondiali sta sorprendendo in positivo. Nella UE si aggira sul 2%, negli USA un po’ oltre e in Giappone dovrebbe registrarsi un +1,4% per quest’anno, non così male per un’economia in stagnazione e deflazione da un ventennio. Nella stessa Cina, al centro dei timori internazionali per il cosiddetto “slowdown”, il prodotto interno lordo dovrebbe aumentare quest’anno tra il 6,5% e il 7%.
3) Ieri, in un altro articolo (leggi qui: Commercio mondiale in forte ripresa) vi avevamo mostrato dati abbastanza positivi sul commercio mondiale, che per la prima volta dal 2008 potrebbe quest’anno aumentare la sua incidenza sul pil globale, dopo un ripiegamento durato 8 anni. Gli scambi commerciali tra le economie mondiali sono aumentati dell’8% nei primi 4 mesi dell’anno e l’indice BDI segnala un’accelerazione nelle ultime settimane, segno forse che i timori di una svolta no-global siano stati eccessivi;
4) I prezzi delle materie prime restano storicamente bassi, ma il peggio sembra alle spalle. Prendiamo il petrolio: non si scalda fino ad allontanarsi troppo dai 50 dollari al barile, ma nel gennaio del 2016 le sue quotazioni erano sprofondate tra i 25 e i 30 dollari, creando preoccupazioni tra le economie produttrici, molte delle quali sono emergenti e che incidono ormai per il 40% del pil mondiale. Quotazioni non calanti segnalerebbero sia il superamento della fase peggiore della crisi globale, sia un potenziale miglioramento per i saldi commerciali e il pil delle economie emergenti;