- Si continua a parlare di pensioni, riforme e uscite anticipate dal lavoro: dopo Quota 100 e il passaggio a Quota 102 cambiano i requisiti di accesso all’assegno prima del tempo, con diversi contribuenti che – comunque – rischiano di rimanere esclusi. È il caso dei nati nel 1960, quelli che nel 2022 (tra poco) compiranno 62 anni.
Si tratta infatti di soggetti a cui fino ad ora, qualora risultassero in regola con i contributi versati, poteva essere riconosciuta la pensione. Dal prossimo anno, però, questo non sarà più possibile.
Pensioni, perché Quota 102 danneggia i nati nel 1960
A fare il punto sulla situazione, intervistato da pensionipertutti.it, è stato Mauro Marino, esperto dell’argomento. “Il sistema delle quote dapprima la contestatissima Quota 100 ora Quota 102 non sono delle vere quote 100 e 102 perché non permettono di raggiungere i requisiti in qualsiasi modo ma soltanto rigidi (38e 62) e ora (38e64) – ha spiegato -. Le quote poi non vanno bene perché bisognerebbe fare una legge organica che tenga conto di molteplici fattori situazioni e tipologia di mestieri. Il governo in sostanza ha deciso di non decidere e per evitare lo scalone di 5 anni ha creato uno scalino di 3 anni. In sostanza ha preso tempo con buona pace dei nati nel 1960 che si troveranno a fare magari per pochi giorni due anni in più di lavoro”.
Ricordiamo che Quota 102, così come presentata, permette il pensionamento ai lavoratori – in possesso dei requisiti richiesti – che hanno almeno 64 anni di età e 38 anni di contributi. Quota 100, invece, riconosceva il pensionamento anticipato a chi – a parità delle stesse condizioni oggi riapprovate – aveva raggiunto 62 anni di età e 38 di contributi. La misura, come però sappiamo, è in scadenza al 31 dicembre 2021.
Chi, quindi, compie 62 anni nel 2022, ovvero i nati nel 1960, rimane escluso da Quota 100 e dovrà aspettare il compimento di 64 anni per chiedere l’uscita anticipata dal lavoro con Quota 102.
Pensioni, penalizzati anche donne e giovani
Ad essere penalizzati dal sistema pensionistico italiano, in assenza di interventi da parte del Governo, anche donne e giovani. Le condizioni di precarietà degli impieghi oggi offerti a queste categorie, infatti, si ripercuoteranno anche sulla loro pensione in futuro.
“Sulle donne purtroppo c’è ancora molto forte il contrasto da parte degli uomini – ha chiosato Marino -. Credo che le misure su cui puntare siano senza dubbio le pensioni di garanzia per i giovani superando eventuali buchi contributivi e l’implementazione della previdenza complementare come unico mezzo per avere in futuro pensioni dignitose”.
A tal proposito, è allo studio l’erogazione di una pensione minima vitale per chi non avrà diritto il trattamento minimo, mentre si lavora alle nuove misure per giovani e donne da inserire nella prossima riforma.