Ecco perché il 730 conviene per recuperare le ritenute subite l’anno precedente

Ecco quando un contribuente può andare a rimborso anche in presenza di più CUD e anche se convinti di pagare con il 730.
1 anno fa
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Aliquota secondo scaglione Irpef più larga
Aliquota secondo scaglione Irpef più larga © Licenza Creative Commons

Trovarsi con l’obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi perché nell’anno precedente ci sono più Certificazioni Uniche da più datori di lavoro. E proprio alla luce delle molteplici Certificazioni Uniche, trovarsi nella paura di dover pagare molti soldi con il modello 730. Spesso, però, il lavoratore singolo, senza familiari a carico, senza ulteriori redditi rispetto alle varie Certificazioni Uniche anziché andare a versare l’IRPEF la recupera.

Nessun errore da parte del CAF che ha presentato il modello 740 per conto del contribuente.

E nessuna paura di dover poi restituire il rimborso preso oggi con la dichiarazione dei redditi. I casi di conguagli a credito inaspettati sono davvero molti. E il motivo deriva dalle ritenute IRPEF operate dai datori di lavoro.

“Buonasera, sono un ragazzo che ha presentato il modello 730 tramite il proprio CAF. Nel 2022 avevo 4 CUD ed ero stra-convinto di subire un salasso nella dichiarazione dei redditi. Ero convinto di dover andare a pagare a tal punto che avevo chiesto al mio CAF di farmi quante più rate possibile. Invece ritiro il modello 730 e mi rendo conto che mi trovo con 600 euro di rimborso. Ho la tremenda paura che qualcosa sia stato sbagliato e che finisca nel mirino del fisco nei prossimi anni. Non vorrei dover restituire il rimborso e poi pagare l’IRPEF dovuta che il mio CAF oggi non mi fa versare.”

Aliquota maggiore? Niente paura, si recupera con il modello 730 la maggiore IRPEF versata

Il nostro lettore, secondo noi, anche se bisognerebbe approfondire meglio il tutto, non dovrebbe correre particolari rischi. A nostro avviso, probabilmente va a rimborso perché nel 2022 i suoi datori di lavoro, o anche solo uno di essi, gli ha applicato un’aliquota maggiore rispetto a quella che doveva subire il dipendente. Le strade sono due. O il datore di lavoro è venuto a conoscenza delle precedenti occupazioni del lavoratore, stabilendo di farlo ricadere in una aliquota maggiore rispetto a quella da applicare in base al reddito che quello specifico datore di lavoro avrebbe dovuto applicare.

Oppure tutto parte dal modello detrazioni che il lavoratore ha prodotto al datore di lavoro.

Si tratta di quel modello che il datore di lavoro richiede al dipendente, per comprendere in che fascia di applicazione dell’IRPEF il dipendente dovrebbe rientrare. Se lo stesso dipendente ha indicato nel modello detrazioni un reddito presunto più alto, per via degli altri lavori svolti, anche in questo caso l’applicazione dell’aliquota maggiore fa sì che adesso ci sia il rimborso IRPEF.

Occhio alle certificazioni uniche e alle ritenute in acconto che con il 730 si possono recuperare

Capita spesso che anche in presenza di un solo CUD (come si chiamava una volta la Certificazione Unica), il dipendente vada a rimborso. Tutto parte dalle ritenute che un datore di lavoro ha applicato. Per questo spesso consigliamo al lavoratore dipendente, senza altri redditi e senza oneri detraibili, di presentare la dichiarazione anche se non è obbligato. Perché il datore di lavoro potrebbe aver applicato, come detto nel paragrafo precedente, una aliquota più elevata, causando un maggiore esborso IRPEF da recuperare.

L’attenzione in sede di assunzione, al modello detrazioni già citato, deve essere massima. I lavoratori dipendenti sono tenuti a compilare il modulo di richiesta delle detrazioni di imposta al proprio datore di lavoro. Perché quest’ultimo funge da sostituto di imposta e preleva una parte dello stipendio del lavoratore, girandolo al fisco come tassazione. E lo fa basandosi su quello che il lavoratore dipendente dichiara nel modello detrazioni.

In genere il datore di lavoro effettua il prelievo sulla base del solo reddito da lui corrisposto al dipendente. Ma grazie alle indicazioni del lavoratore, può applicare l’aliquota maggiore sommando i redditi da lui corrisposti, con quelli degli altri datori di lavoro.

Una operazione di ritenuta in acconto, perché effettuata durante l’anno e senza dati certi. Che poi diventano definitivi solo alla fine dell’anno di imposta e conguagliati con il modello 730 dell’anno successivo.

La guida alla corretta compilazione del modello detrazioni

Nel modello detrazioni si devono indicare i dati anagrafici del lavoratore e la composizione del suo nucleo familiare. Questo perché nel caso di familiari a carico (che nell’anno precedente non hanno avuto redditi superiori a 2.840,51 euro o 4.000 se sotto i 24 anni di età), il lavoratore può godere delle detrazioni per carichi di famiglia. Ma importante nel modello detrazioni è anche l’area relativa a quelle da lavoro dipendente. Nella sezione delle detrazioni per lavoro dipendente, bisogna barrare una casella a scelta tra quella che indica la non fruizione di detrazioni da altri datori di lavoro, oppure quella che indica la fruizione da un altro sostituto di imposta.

Sbagliare casella o indicare un dato errato, può generare l’esatta situazione opposta di quella citata prima, ovvero un conguaglio IRPEF a debito. Ci viene il sospetto per esempio, che il nostro lettore abbia sbagliato la compilazione del modello detrazioni, causando l’applicazione dell’aliquota più alta dai suoi datori di lavoro. In parole povere, ha subito trattenute più alte di quelle che dovevano essere imposte.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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