L’Argentina ha dichiarato l’ultimo default in ordine di tempo appena due anni fa. Ne è seguita una complicata rinegoziazione del debito sovrano. I bond oggetto di tale ristrutturazione restano depressi sui mercati, a conferma che gli investitori non si fidino delle capacità del paese sudamericano di riprendersi dall’ennesima crisi fiscale, persino dopo l’accordo raggiunto con il Fondo Monetario Internazionale. Fino al 2024, le scadenze da onorare sono basse, dopodiché s’impennano. Stando all’intesa pattuita con l’istituto, Buenos Aires dovrebbe tagliare il deficit e contenere la massa monetaria emessa per ridurre anche l’inflazione.
Se i prezzi dei bond argentini non si smuovono dai livelli infimi di questi anni, a dare soddisfazione sono le province da un po’ di tempo a questa parte. Stando al Bloomberg’s Emerging Markets Index, i loro debiti in dollari hanno reso quest’anno fino al 13%. Mica male in una fase in cui le obbligazioni stanno collassando in tutto il mondo.
Province meglio dello stato centrale
Ad esempio, il bond emesso dalla provincia di Mendoza con scadenza 2029 e cedola 4,25% (ISIN: USP6480JAH07), nell’ultimo anno è salito da 57 a 70 centesimi. Il bond di Cordoba con scadenza 2027 e cedola 5% (ISIN: USP79171AE79) stava sotto 60 centesimi un anno fa e oggi è salito sopra 70. Ancora meglio è andata al bond della provincia di Chubut con scadenza 2030 e cedola 7,75% (ISIN: USP25619AB67), salito nello stesso frangente da 60 a 80 dollari. Quest’ultima obbligazione è garantita dai proventi petroliferi.
A cos’è dovuto il rally? A una serie di fattori. In primis, le province di solito vanno in default dopo e non prima dello stato centrale. Per cui, il rischio di credito risulta per esse non superiore a quello sovrano. Secondariamente, gestiscono spesso le finanze meglio del governo. Inoltre, in diversi casi hanno offerto ai creditori accordi più convenienti a seguito della ristrutturazione dei debiti.
Bond Argentina con scarsa credibilità sui mercati
Infine, ci sono ragioni tecniche alla base dei rialzi. Se il bond emesso dalla provincia di Chubut è garantito dal petrolio, quello di Mendoza già da marzo ha iniziato ad ammortizzare il capitale, cioè lo sta restituendo a rate prima della scadenza. Facendo due conti, si scopre che, dati i prezzi molto bassi, in molti casi si riesce ad entrare in possesso dell’intero capitale investito prima della scadenza, per cui il rischio effettivo per questi titoli si rivela più basso.
Detto questo, non bisogna farsi prendere la mano. Le province dell’Argentina non sono un’oasi felice per gli investitori. Semplicemente, stanno attirando maggiori capitali del governo centrale, la cui credibilità sul piano internazionale è praticamente inesistente. Non è certo una lotta tra titani.