Secondo quanto previsto dal decreto contro le frodi fiscali in ambito bonus casa, l’Agenzia delle Entrate, utilizza 5 fattori di rischio per i controlli cessione del credito. Attualmente tali fattori sono:
- diversa tipologia dei crediti ceduti
- coerenza e regolarità dei dati indicati nelle comunicazioni
- dati afferenti ai crediti oggetto di cessione
- soggetti che intervengono nelle operazioni cui detti crediti sono correlati
- informazioni presenti nell’Anagrafe tributaria o comunque in possesso dell’Amministrazione finanziaria.
Dal 2023, da 5 si dovrebbe passare ad 8. La mole di pratiche da sottoporre a controllo, si prevede che passi a circa il 70%.
Fattori di rischio che dovranno consentire la verifica del 60% delle comunicazioni di opzione, per giungere, a regime, all’80%.
Alla data del 31 dicembre 2021, sulla piattaforma dedicata alla cessione crediti, risultano transitate circa 4,6 milioni di comunicazioni.
Controlli cessione del credito: il fisco può bloccare la pratica
Per via dei numerosi comportamenti fraudolenti dei soggetti coinvolti nelle pratiche di cessione del credito (dal contribuente che cede il credito fino alle imprese esecutrici dei lavori e dei cessionari coinvolti), il legislatore si è visto costretto ad intervenire introducendo una serie di misure di contrasto.
Preventivi controlli cessione del credito, su tutti.
In pratica, l’Amministrazione finanziaria, può sospendere, fino a 30 giorni, l’efficacia delle comunicazioni sul trasferimento del credito o su sconti in fattura inviate e che presentano particolari profili di rischio.
Lo stesso decreto antifrode stabilisce che tali profili di rischio sono individuati utilizzando criteri relativi ai 5 fattori indicati in premessa.
Laddove i controlli cessione del credito non confermino la presenza di rischi, ovvero decorsi 30 giorni dalla presentazione della comunicazione, quest’ultima sarà sbloccata e, quindi, si procede alla cessione.