Nel 2017 la Banca Mondiale emise obbligazioni sostenibili in dollari USA per l’importo di 44 milioni. Domani, staccheranno la quinta cedola annuale del 2,3%. Si tratta di un bond step up (ISIN: XS1586710698), cioè con tassi crescenti dello 0,1% all’anno. La prima cedola fu dell’1,9% nel 2018 e l’ultima sarà del 2,8% nel 2027. Dunque, parliamo di un titolo della durata residua di 5 anni, a metà esatta della sua vita decennale. Ieri, sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana presentava una quotazione di 96,60 centesimi.
Obbligazioni sostenibili, ecco il rendimento
Facciamoci due conti. Le cedole che incasseremo da qui alla scadenza, naturalmente esclusa quella di domani, ammonteranno al 13% del capitale nominale investito. Dato il minore esborso effettivo per via della quotazione sotto la pari, tali cedole equivarranno al 13,46% dell’investimento. Su base annua, fa il 2,69%. E alla scadenza c’è quella plusvalenza data dalla differenza tra il rimborso alla pari e l’acquisto del bond sotto la pari: 100 – 96,6 = 3,4. Esso è pari a oltre il 3,5% dell’investimento, circa lo 0,7% di rendimento ulteriore su base annua.
Dunque, le obbligazioni sostenibili della Banca Mondiale ci offrono un rendimento alla scadenza del 3,39%. Ma sono in dollari. E ciò ci espone al rischio di cambio, che si corre nel momento in cui il dollaro s’indebolisse contro l’euro. Nell’ultimo anno, si è rafforzato parecchio, passando da sopra 1,20 a sotto 1,05. Ciò ha più che compensato il -5,5% segnato dalla quotazione nello stesso periodo. Ma in futuro le cose potrebbero cambiare. Ad esempio, il Bund a 5 anni offre lo 0,7%, il Treasury a 5 anni il 3%. La differenza del 2,3% sarebbe il deprezzamento medio annuo atteso dal mercato per il dollaro rispetto all’euro nei prossimi 5 anni.
Rischio di cambio e scarsa liquidità
Se tali aspettative trovassero conferma, il cambio euro-dollaro si rafforzerebbe da qui a 5 anni di quasi il 12%.
Infine, il rischio di liquidità. Le obbligazioni sostenibili furono emesse per un importo fin troppo scarno per essere negoziate a volumi sufficienti sul mercato secondario. Gli scambi medi mensili nell’ultimo trimestre sono stati per appena 1 milione di euro. In altre parole, qualora volessimo disinvestire prima della scadenza non troveremmo forse subito un acquirente e ci esporremmo al rischio di dover abbassare decisamente il prezzo richiesto per attirare qualche ordine.