Inflazione 2022, ecco perché il tuo stipendio ‘diminuisce’: il rischio è la rivolta sociale

Gli ultimi dati Istat non lasciano ben sperare: il potere d’acquisto degli stipendi scenderà del 5% e tutti saranno più poveri. Il rischio è la crisi sociale.
3 anni fa
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La pandemia da Covid e immediatamente dopo la guerra in Ucraina, con le conseguenti speculazioni, stanno determinando una crescita esponenziale dell’inflazione per l’anno 2022. In Italia non si leggevano dati tanto allarmanti dal 1991 nonostante il Governo dei migliori. I prezzi crescono a un ritmo incalzante: dai beni di prima necessità (il carrello della spesa al supermercato) ai carburanti, passando ovviamente per i rincari delle bollette di luce e gas. Contemporaneamente, l’aumento dell’inflazione ha un impatto devastante sul potere d’acquisto degli stipendi degli italiani.

il motivo è semplice. I salari non crescono allo stesso ritmo con cui cresce l’inflazione, per cui con la stessa quantità di denaro si possono acquistare meno merci.

Cos’è il potere d’acquisto degli stipendi e la relazione con l’aumento dei prezzi

Il potere d’acquisto riguarda il rapporto tra la crescita dei prezzi al dettaglio (inflazione) e l’entità degli stipendi. Per potere d’acquisto dunque si intende la quantità merci che, a partire dai prezzi del mercato, è possibile acquistare con una quantità determinata di moneta. L’Istat ha certificato per il 2022 la seguente situazione. L’inflazione crescerà presumibilmente di oltre il 6%, mentre i salari cresceranno meno dell’1%. Cosa significa? Che il potere d’acquisto degli stipendi degli italiani calerà del 5%. Ecco un esempio. Con un salario di 1000 euro al mese si potrà acquistare la medesima quantità di merci che l’anno scorso si poteva acquistare con 950 euro. Al di là del valore nominale, di fatto si guadagnerà circa il 5% in meno.

Perché la situazione potrebbe divenire drammatica per l’aumento prezzi

Il calo del 5% del potere d’acquisto potrebbe avere un effetto domino su tutta l’economia. Con il calo del potere d’acquisto, come mostrato, si potranno comprare meno merci. Acquistare meno merci produce conseguenze economiche, con riduzioni della produttività o chiusura di attività.

Le riduzioni di produttività e la chiusura di attività genera la crescita della disoccupazione. La crescita della disoccupazione genera ancora meno potere d’acquisto. Questo è, in parole semplici, il circolo vizioso della crisi economica cui rischiamo di andare in contro. E potrà essere drammatica. Quali sono le soluzioni? L’aumento dei salari, in maniera tale da renderli più proporzionati alla crescita prevista per il 2022 dell’inflazione. È davvero possibile in Italia l’aumento dei salari? La risposta è ‘no’ e l’ha già data Confindustria.

Perché è difficile che i salari crescano 

L’inflazione per l’anno 2022 sarà particolarmente alta in tutto il mondo, la questione non riguarda ovviamente soltanto l’Italia. Questo fenomeno è dovuto all’intrecciarsi di più cause. Innanzitutto, la pandemia e, nel momento della possibile ripresa, la crisi connessa alla guerra in Ucraina, conflitto che non sembra destinato a risolversi in breve tempo. L’unica mossa possibile per contrastare l’inflazione 2022 è la crescita dei salari. Il Ministro del Lavoro Orlando ha proposto di collegare gli aiuti di stato alle imprese agli aumenti salariali. Soltanto le aziende che migliorano le condizioni contrattuali potranno avere i sussidi di stato. Immediata c’è stata la levata di scudi da parte di Confindustria, che ha definito un ‘ricatto’ la proposta del Ministro. Al momento, dunque, sembra difficile che il governo riesca a fare qualcosa di concreto per le famiglie italiane. Ma il timore è che l’inflazione possa continuare a erodere ancora di più il potere d’acquisto. E allora la crisi sociale e la rivolta sociale potrebbero divenire una realtà.
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alessandradibartolomeo

Da novembre 2016 fa parte della redazione di InvestireOggi curando la sezione Risparmio, e scrivendo su tematiche di carattere politico ed economico. E’ Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Campania.
Dopo una formazione classica, l’amore per la scrittura l’ha portata già da più di dieci anni a lavorare nell’ambiente del giornalismo. Ha collaborato in passato con diverse testate online, trattando temi legati al risparmio e all’economia.

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