Pensione a 64, 65, 66 o 67 anni: come cambia l’assegno per ogni anno di lavoro in più con la riforma a scatti

Il lavoratore potrebbe richiedere il pensionamento con un assegno che aumenta al raggiungimento dell’età minima necessaria.
3 anni fa
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pensioni
Si aprono i portoni per pagare di più le pensioni

In questi giorni si sta molto parlando della tanto attesa riforma delle pensioni. Come sappiamo, si tratta di un tema caldo e divisivo, soprattutto se si considera che la maggioranza di governo è tra le più ampie mai avute.

L’obbiettivo, dunque, è quello di trovare una quadra tra le richieste dei vari attori politici e la necessità di far quadrare i conti dello stato. Unico obbiettivo comune sembrerebbe quello di voler superare la legge Fornero e di prevedere qualche forma di pensionamento anticipato senza quote e penalizzazioni.

Una delle ipotesi, molto discussa in questi giorni, è quella della pensione a due tempi. Ipotesi che, secondo il presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, garantirà una certa flessibilità ad un costo contenuto. Vediamo meglio di cosa si tratta.

Pensione a due tempi, di cosa si tratta?

Il sistema a due tempi consiste in una forma di pensionamento anticipato e flessibile. L’assegno verrebbe riconosciuto in 2 momenti distinti al raggiungimento di:

  • un’età di 64 anni;
  • 20 anni di contributi versati.

In sostanza, il lavoratore potrebbe richiedere il pensionamento anticipato al raggiungimento dei requisiti appena illustrati, ma, in questo caso, verrebbe corrisposta solo la quota contributiva della pensione; l’assegno totale, comprensivo anche della parte retributiva, sarà riconosciuto soltanto al compimento dei 67 anni.

Come cambia l’assegno per ogni anno di lavoro in più?

Quello dell’età è comunque un requisito minimo. Ciò significa che il beneficiario può richiedere la pensione anticipata anche a 65, 66 o 67 anni. Ovviamente, più si ritarda il periodo di pensionamento, più saranno i contributi versati e il relativo assegno percepito.

Il governo starebbe così pensando di introdurre un meccanismo di calcolo decrescente, con decurtazioni del 3 per cento per ogni anno di anticipo.

Ovviamente, allo stato attuale, si tratta di una semplice ipotesi. Come già detto in apertura, il tema delle pensioni è da sempre molto delicato e divisivo.

Bisogna trovare un accordo non solo tra i partiti che compongono l’attuale maggioranza, ma anche tra sindacati e governo. Ovviamente, vi terremo aggiornati sugli sviluppi di questa vicenda.

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