Truffa buoni fruttiferi postali: sfumati i risparmi di una vita, operazioni in tutta Italia

Un’inchiesta che parte dalla Procura di Napoli: persone molto anziane o residenti all’estero perdono tutto. Tutto sulla truffa dei buoni postali.
3 anni fa
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Buoni fruttiferi postali aprile 2024
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Quarantasei persone in arresto e tredici ai domiciliari per la maxi truffa sui buoni fruttiferi postali e sugli assegni circolari. Tra le persone coinvolte, come sottolinea il quotidiano avellinese Ottopagine, figurano anche vari dipendenti delle Poste. Non è la prima volta che assistiamo a un tentativo di raggiro sui bfp. In questo caso, però, si tratta di un’organizzazione che agiva su tutto il territorio nazionale, coordinandosi a distanza. Il ruolo determinante sembra sia stato proprio quello degli impiegati delle Poste.

Questi ultimi grazie alla possibilità di accedere agli archivi informatici potevano fornire i nominativi delle persone più facilmente truffabili, anziani e residenti all’estero, titolari di buoni fruttiferi postali in lunga giacenza o che avevano emesso vaglia postali di grande valore.
Molte persone hanno visto sfumare i risparmi accumulati in una vita di lavoro e sacrifici.

La truffa dei bfp

La strategia di truffa dei buoni fruttiferi postali sembra essere consolidata. Innanzitutto, i dipendenti di Poste Italiane fornivano i nominativi dei “truffabili”. Dopodiché, intervenivano altre figure che clonavano i bfp o i vaglia. Infine, i medesimi impiegati compiacenti permettevano ai propri complici di incassare denaro. Questo perché si sostituivano ai legittimi titolari e beneficiari utilizzando documenti falsi. I sodalizi criminali avrebbero messo a segno almeno 60 truffe grazie alla collaborazione di impiegati interni alle Poste. Immediatamente sono fioccate le denunce da parte dei clienti raggirati e così le organizzazioni hanno avuto vita breve.

Non solo la truffa dei buoni fruttiferi postali

Ma non è tutto. Un’altra truffa ha riguardato invece gli assegni circolari, altro prodotto finanziario molto “delicato”. Le indagini hanno preso le mosse da alcune compravendita di auto di lusso: alcuni degli indagati si fingevano acquirenti e si facevano inviare mediante foto su Whatsapp il libretto di circolazione, che veniva clonato. A quel punto, venivano pubblicati sul web annunci di vendita relativi alle vetture e l’acquirente veniva invitato a inviare una foto dell’assegno circolare con cui avrebbe pagato e con la cifra di acconto.


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alessandradibartolomeo

Da novembre 2016 fa parte della redazione di InvestireOggi curando la sezione Risparmio, e scrivendo su tematiche di carattere politico ed economico. E’ Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Campania.
Dopo una formazione classica, l’amore per la scrittura l’ha portata già da più di dieci anni a lavorare nell’ambiente del giornalismo. Ha collaborato in passato con diverse testate online, trattando temi legati al risparmio e all’economia.

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