Mollare tutto e andare in un Paese straniero dove non si pagano tasse sulla pensione. Gli italiani, pressati dal fisco, cercano sempre qualche scappatoia per risparmiare. Ma, a conti fatti, non sempre conviene.
Molti Paesi, anche europei, offrono bonus, sconti e franchigie ai pensionati italiani che trasferiscono la pensione all’estero. Lo fanno per attirare le ricche rendite di italiani, francesi, inglesi e tedeschi soprattutto. Ma non è tutto oro quello che luccica.
Spesso a prendere la decisione di trasferirsi e cambiare vita è invece proprio chi ha un assegno basso e in Italia, con le tasse, fatica ad arrivare a fine mese.
Quanto si risparmia sull’assegno pensione all’estero
Volendo fare dei calcoli a tavolino, bisogna guardare realmente se costi e benefici valgono bene la decisione di abbandonare l’Italia per andare a vivere all’estero, come in Tunisia, Portogallo o Grecia. Qui le tasse sulle pensioni vanno dal 5 al 10%. Contro il minimo del 23% dell’Italia.
Per capirlo, facciamo un esempio pratico. Un pensionato che percepisce una pensione media di 25 mila euro all’anno paga in Italia tasse per 5.200 euro circa. Il 20,8% del totale lordo. In Portogallo pagherebbe circa la metà, con un risparmio di 2.600 euro (216 euro al mese). In Tunisia solo un quarto con un risparmio di 3.900 euro (325 euro al mese).
Cifre che lette così lasciano dubbi sulla convenienza di lasciare l’Italia per altri lidi dove anche il costo della vita è più basso. Ma a ben guardare ci sono degli ostacoli che possono far desistere.
Meno tasse sulla pensione all’estero: ma tutto ha un costo
In primo luogo quello che si risparmia da una parte col fisco italiano, poi lo si andrà a spendere dall’altra per trovare una nuova sistemazione e adattarsi all’estero. Bisogna infatti mettere in conto costi che in Italia un pensionato non sosterrebbe: pratiche burocratiche, biglietti aerei, costi di trasferimento, assicurazioni sanitarie, ecc.
Ci sono poi altri fattori su cui bisogna riflettere attentamente prima di trasferire la pensione all’estero. La lingua, usi e costumi differenti, la cucina, il clima, la lontananza dai propri affetti familiari. Cose che, raggiunta la veneranda età della pensione, sono spesso difficili da digerire. Tutti fattori che finiscono per pesare sulla qualità della vita.
Adattarsi, quindi, a una nuova realtà, benché più vantaggiosa fiscalmente per i pensionati italiani, implica parecchie rinunce e un salto nel buio che in molti casi genera stress e fatica di adattamento. Col risultato che tanti pensionati, dopo una breve esperienza oltre confine, tornano alla madre patria accettando l’Agenzia delle Entrate come il male minore.