Avere un’economia in picchiata e un cambio ai massimi da diversi anni contro le principali valute mondiali. Un paradosso non di tutti i giorni, che la Russia sta vivendo appieno in questi mesi. Il rublo è letteralmente schizzato contro dollaro ed euro, in particolare, dopo essere precipitato ai minimi storici a fine febbraio. Le sanzioni dell’Occidente contro la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina avrebbero dovuto rendere la valuta emergente “carta straccia”. Per dire con le parole del presidente americano Joe Biden, sarebbe dovuta essere “rubble”, un gioco di parole sull’assonanza in inglese tra “rublo” e “macerie”.
I controlli sui capitali in Russia
Cosa sta rafforzando il rublo? Anzitutto, i controlli sui capitali. La Banca di Russia ha fondamentalmente imposto che le aziende esportatrici convertano almeno l’80% dei ricavi maturati all’estero. In più, ha vietato ai cittadini russi di acquistare valuta straniera per importi superiori a 10.000 dollari al mese. L’insieme di queste due misure, unitamente al collasso delle importazioni, ha sostenuto il rublo ben oltre le stesse previsioni di Mosca. Gli acquisti dall’estero stanno crollando vuoi per la crisi dell’economia, vuoi per l’interruzione delle relazioni commerciali con l’Occidente. Ad esempio, i russi non possono più acquistare beni di lusso dall’America.
Adesso, però, l’istituto corre ai ripari. Il “super” rublo è un bene per l’economia russa contro l’inflazione. Rende meno costosi i beni importati, ma d’altra parte riduce i ricavi delle vendite di materie prime. Ad esempio, un barile di petrolio a 100 dollari e con un tasso di cambio di 1:75 esiterebbe 7.500 rubli. Con un cambio a 58 come ieri, solo 5.800. E alle casse statali farebbe bene introitare quanti più rubli possibili dalle esportazioni.
Ed ecco che la Banca di Russia ha già allentato alcune delle misure adottate quasi tre mesi fa. Ai russi è consentito acquistare valuta straniera fino a 50.000 dollari al mese. Ha smentito, tuttavia, che starebbe acquistando valute straniere sul forex per indebolire il rublo. Invece, sembra che sia intenta ad abbassare da 80% a 50% la percentuale dei ricavi che le aziende straniere devono convertire in valuta locale.
Banca di Russia contro super rublo
Quest’ultima misura sembra quasi doverosa. Ora che le aziende del gas europee stanno aprendo conti in rubli per adempiere alle disposizioni di Mosca, il cambio rischia di rafforzarsi a livelli eccessivi. L’obbligo voluto dal decreto del presidente Vladimir Putin equivale, infatti, a imporre la conversione totale dei ricavi in rubli. E considerate che le esportazioni di materie prime, a cui tendenzialmente nel tempo tale obbligo si estenderebbe, incidono per i due terzi del totale.
Si potrebbe anche obiettare che il super rublo finisca per disincentivare le esportazioni russe. Ma a parte le materie prime, la Russia non esporta praticamente nulla. Ad ogni modo, non possiamo neppure nasconderci dietro un dito e fingere di non vedere che le sanzioni contro Mosca non abbiano sortito del tutto gli effetti sperati. Hanno surriscaldato ulteriormente le quotazioni di petrolio e gas, facendo un favore paradossalmente al nemico. Può anche permettersi di incassare più di prima della guerra con un cambio più forte.