Sul mercato dei bond emergenti, nelle ultime sedute dobbiamo registrare un discreto rimbalzo dei titoli pakistani. La scadenza 8 aprile 2031 e cedola fissa 7,375% (ISIN: XS2322319638) si è apprezzata del 10% in una settimana, portandosi a poco meno di 68 centesimi. Stava a quasi 99 centesimi all’inizio dell’anno, rispetto a quando perde il 31%. Viceversa, il rendimento è sostanzialmente raddoppiato sopra il 14%. Ma per guardare al bicchiere mezzo pieno, può darsi che le perdite abbiano toccato il picco. Il governo del nuovo premier Shehbaz Sharif, succeduto da poche settimane a Imran Khan dopo il voto di sfiducia del Parlamento, ha preso nei giorni scorsi la decisione impopolare di aumentare il prezzo della benzina di 30 rupie locali, circa 14 centesimi di euro, portandolo a 84 centesimi.
Essenziale l’accordo con il Fondo Monetario
Il taglio dei sussidi energetici è stata una richiesta del Fondo Monetario Internazionale (FMI), prodromica all’avvio della trattativa sul piano di aiuti da 6 miliardi di dollari. Il ministro delle Finanze, Miftah Ismail, ha dichiarato che il Pakistan non è in grado di garantirsi nuovi fondi tramite prestiti bancari ed emissioni di nuovi bond. Pertanto, ha chiosato, “tutte le strade portano al Fondo”.
Questi bond emergenti stanno risalendo di prezzo, quindi, per le accresciute probabilità di un’intesa a breve tra Islamabad e l’istituto di Washington. Peraltro, una volta che l’FMI avrà sbloccato il nuovo prestito, ulteriori fondi arriveranno nel paese, tra cui quelli della Banca Mondiale e finanziamenti bilaterali di Arabia Saudita, Dubai e Cina. Tutti i possibili creditori, però, chiedono che prima il Pakistan trovi un’intesa con l’FMI, garanzia per l’implementazione di riforme economiche che rendano il debito pubblico più sostenibile.
Bond emergenti che affondano: Sri Lanka
Per quest’anno, il governo avrà bisogno di 36-37 miliardi di dollari per finanziare l’immenso deficit di bilancio. La cifra equivale a circa il 13% del PIL nel 2021.