Riforma pensioni: perché la Fornero è il male minore

Il problema grosso dell’Italia non è come fare la riforma pensioni, ma il crollo demografico. Se non c’è gente che lavora, come si può pretendere di mantenere chi non lavora più?
3 anni fa
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Chi può lavorare non può andare in pensione prima: il vincolo Fornero difficile da accettare
Chi può lavorare non può andare in pensione prima: il vincolo Fornero difficile da accettare

Si discute di come fare la riforma pensioni e a quale età bisognerebbe smettere di lavorare. Ma l’Italia ha un grosso problema che non può essere ignorato, quello demografico. Oggi c’è una nascita ogni due decessi. Di questo passo a fine secolo la popolazione italiana sarà più che dimezzata.

Il quadro drammatico che emerge dall’ultimo censimento dell’Istat lascia sgomenti. Circa 390 mila nascite nel 2021. Solo a gennaio si è registrato un calo di 5 mila bambini rispetto allo stesso mese del 2020, con una perdita del 13,6%.

E non è solo colpa della pandemia. Come possiamo sostenere i costi delle pensioni?

Impossibile la riforma pensioni senza figli

In questo contesto, secondo gli esperti, nemmeno le regole Fornero saranno in grado di mantenere in equilibrio la spesa per le pensioni. Altro che uscita a 62 anni o con Quota 41. Il sistema per continuare a stare in piedi dovrebbe mandare tutti in pensione oltre i 70 anni, da subito.

E così, il crollo delle nascite nel nostro Paese, non solo rappresenta un problema demografico e di conservazione delle popolazione, ma anche di tenuta del sistema economico. L’incremento della denatalità in Italia, infatti, rende il sistema sociale debole e instabile alla base. Tutti i Paesi europei sono di fatto in crisi, ma per l’Italia il problema è più accentuato. Come ha detto Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istat:

“a tassi di natalità che vanno poco oltre il 5 per mille si contrappongono tassi di mortalità ben al di sopra del 10 per mille”.

In questo contesto negativo che dura ormai da anni, inutile farsi illusioni: la spesa per le pensioni non può reggere. Soprattutto in un Paese che spende il 17% del Pil per la previdenza e che manda di fatto i lavoratori in pensione prima rispetto al resto d’Europa.

Inevitabile il taglio alle pensioni

Il problema è che oggi si spende ancora troppo e si incassa poco perché ci sono pochi lavoratori.

Lo dice anche il presidente dell’Inps Pasquale Tridico: “impossibile mantenere gli attuali livelli di spesa con 23 milioni di lavoratori”.

Inutile farsi illusioni sulla possibile riforma pensioni. Non ci sarà alcuna riforma e l’età pensionabile è destinata ad allungarsi, a meno che si taglino gli assegni e quindi si riconoscano rendite più basse di quelle previste dal sistema retributivo.

Così per mantenere in equilibrio la spesa, per ora sotto controllo – come osserva Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali – è necessario alzare l’età di uscita delle pensioni anticipate.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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