Anche la Croazia farà parte dell’euro, cosa significa per l’Italia

La Croazia farà parte dell'euro dal 2023, a soli dieci anni dall'ingresso in UE. Il club si allarga dopo otto anni e si sposta ad est.
2 anni fa
1 minuto di lettura
Croazia nell'euro dal 2023

Via libera della Commissione europea all’ingresso della Croazia nell’euro. Sarà il ventesimo stato a fare parte dell’unione monetaria. A luglio è atteso il placet definitivo di BCE, Eurogruppo e Parlamento europeo. Quasi scontato l’esito positivo. Il paese nato dalla dissoluzione della ex Jugoslavia soddisfa i quattro criteri di convergenza previsti dai trattati per aderire alla moneta unica: conti pubblici, inflazione, tassi d’interesse e tasso di cambio. A dire il vero, resta da monitorare la situazione dei prezzi al consumo, dato che in aprile risultavano cresciuti del 9,4%.

Tuttavia, a maggio l’inflazione nella stessa Eurozona era salita all’8,1%.

Croazia nell’euro, altri in coda

Quanto ai conti pubblici, pur in presenza di un deficit inferiore al 3% del PIL, il rapporto debito/PIL si attesta all’80%, nettamente superiore al limite teorico del 60%. Ma sappiamo che negli anni Novanta sull’Italia fu chiuso più di un occhio, essendole stato consentito di aderire all’euro con un debito pubblico sopra il 120% del PIL.

La Croazia è un paese di 3,9 milioni di abitanti, che con l’Italia ha interscambi commerciali per 5,7 miliardi di euro. E la buona notizia è che le nostre esportazioni ammontano a 3,6 miliardi, mentre le importazioni a poco più di 2 miliardi. Dunque, vantiamo con questo paese con cui confiniamo ad est un saldo attivo di oltre 1 miliardo e mezzo. In teoria, l’abbandono della kuna avvantaggerebbe il nostro export, dato che tende a ridurre la competitività croata sul fronte dei cambi.

Bocciate, invece, Bulgaria e Romania. La prima deve tenere ancora a bada l’inflazione, mentre le seconda risulta sotto infrazione UE per deficit eccessivo. Tuttavia, Sofia sembra essere a tutti gli effetti il prossimo candidato all’ingresso nell’euro. L’ultimo paese ad avervi aderito nel 2015 fu la Lituania. Restano in coda anche Ungheria, Repubblica, Polonia e Svezia. L’unico paese dell’Unione Europea a non avere in programma alcun ingresso nell’euro neppure in un futuro lontano è la Danimarca, che beneficia della clausola di “opt-out”.

Stoccolma ha più volte cercato di prendere in mano il dossier, ma un referendum nel 2003 bocciò l’ipotesi con il 57% dei “no”.

Si allarga il board BCE

L’ingresso della Croazia nell’euro fa crescere anche il numero dei componenti del board BCE. E ciò rafforza teoricamente l’area d’influenza germanica, che si estende ad est. In sostanza, un punto a favore della Bundesbank. Peraltro, Zagabria ha ad oggi tassi d’interesse fissati al 2,5%. Quando adotterà ufficialmente l’euro, se li ritroverà quasi azzerati e, con un’inflazione elevata, avrà tutto l’interesse a spingere a favore della stretta monetaria. Il suo voto non sarà determinante per le decisioni di Francoforte, ma accentueranno una tendenza in atto.

[email protected] 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

La paura dell'inflazione in Italia
Articolo precedente

Perché l’inflazione in Italia ai massimi dal 1986 fa paura alle famiglie

Lira turca a 16,50 contro il dollaro
Articolo seguente

Lira turca giù di un altro quinto quest’anno e andrà peggio