Mario Draghi è stato governatore della BCE tra la fine del 2011 e la fine del 2019. In otto anni di mandato, non ha mai alzato i tassi d’interesse. Li ha solo tagliati. Al contempo, con il suo “whatever it takes” era riuscito a contenere gli spread nel Sud Europa e a salvare l’euro da un fallimento considerato molto probabile. Ma ora che è premier, sta assistendo inerme a un boom proprio dello spread, già volato a 250 punti base. Mentre scriviamo, il BTp a 10 anni offre il 4,16%, mai così tanto dalla fine del 2013.
L’attacco di Draghi a Lagarde per procura
Nel corso di un evento, l’economista Francesco Giavazzi ha attaccato la linea di Francoforte, sostenendo che il rialzo dei tassi in questa fase sarebbe inefficace per abbassare l’inflazione. Questa deriva, eccepisce, dal boom dei prezzi energetici, non da una domanda sostenuta come negli USA. La stretta della BCE finirebbe, dunque, per colpire la domanda privata. Per questo, conclude, serve accelerare sul PNRR.
Giavazzi è consigliere economico di Palazzo Chigi, per cui appare molto probabile che abbia esternato una visione coerente con il pensiero di Draghi. Se così fosse, sarebbe la prova di quanto grave sia la situazione. L’ex governatore teme di finire stritolato dallo spread e sa anche che il successore Christine Lagarde non brilli per chiarezza comunicativa, né per competenza. La donna sbagliata nel momento sbagliato. Il fatto che abbia esternato per procura il suo malcontento sull’operato della BCE sarebbe anche conseguenza del mancato varo dello scudo anti-spread.
Lo spread vola indisturbato
Francoforte non ha presentato alcun piano per ridurre la frammentazione monetaria nell’Eurozona, se non un impegno generico a contrastarla. Formalmente, si è vincolata solamente a sfruttare la flessibilità consentitale in fase di reinvestimento con il PEPP.
Si attende ad ore una correzione del tiro da parte della BCE dopo il flop di giovedì scorso, ancora una volta ad opera di Lagarde. Il problema è proprio la figura del governatore, evidentemente inadeguato al ruolo e, soprattutto, incapace di comunicare ai mercati con parole chiare e coerenti. Difficile che la corsa dello spread si arresti in assenza di atti concreti. Le parole non servono più, basteranno semplicemente a fare rifiatare i BTp per qualche ora o seduta.