Pensioni: ai militari coefficienti più alti al posto della previdenza complementare

Per difendere le pensioni dei militari i sindacati di Polizia propongono di innalzare i coefficienti di trasformazione al pari di quelli del personale civile.
2 anni fa
1 minuto di lettura
Mancano 350 euro sullo stipendio di luglio: il mistero per le forze dell'ordine

I privilegi delle pensioni dei militari sembrano non voler finire mai. Come noto, il personale del comparto Difesa e Sicurezza lascia il lavoro prima della generalità dei lavoratori. Cosa che, oggi, assume i connotati di privilegio.

Non tanto per il fatto che un carabiniere o poliziotto possa lasciare il servizio al raggiungimento dell’età ordinamentale (a partire da 60 anni). Quando per via della speranza di vita sulla quale è agganciata l’età della pensione e che per i militari non vale.

I privilegi delle pensioni militari

Così, a distanza di 11 anni dall’adozione dei nuovi criteri pensionistici derivanti dalla riforma Fornero, i militari possono ancora andare in pensione con i requisiti di anzianità (58 anni di età e 35 di contributi). Fatto anacronistico che era finito nelle mire dei riformatori del sistema pensionistico italiano.

Del resto i tempi sono cambiati negli ultimi 10 anni e la generalità dei lavoratori non può andare in pensione prima dei 67 anni (vecchiaia). O, in alternativa, con 42 anni e 10 mesi di contributi (12 mesi in meno per le donne), indipendentemente dall’età anagrafica.

Andare in pensione presto, tuttavia, comporta la liquidazione di una pensione inferiore rispetto a chi ci va più tardi. Soprattutto nel sistema di calcolo contributivo dove incidono i coefficienti di trasformazione. Essendo i militari obbligati a lasciare il servizio prima di tutti gli altri lavoratori, ne scaturisce una penalizzazione.

Coefficienti di trasformazione più alti

Penalizzazione che è compensata dal fondo perequativo riservato ai militari e che è finanziato di volta in volta con la legge di bilancio. Ma richiede sempre maggiori risorse perché l’età della pensione ordinaria tende ad aumentare e si allarga il gap con quelle degli uomini in divisa.

Fino al 2030 – osserva Antonio Tarallo, delegato Cocer Carabinieri – si potrà stare tranquilli, ma poi c’è il rischio che sorgano problemi se il fondo perequativo non fosse rifinanziato.

E la previdenza complementare non sembra portare vantaggi.

Così, i sindacati di Polizia Siulp e Siap chiedono una riforma alla base del sistema di calcolo della pensione. E cioè fissare un coefficiente di trasformazione più alto per la liquidazione della pensione di vecchiaia per il comparto difesa e sicurezza. Vale a dire quello corrispondente all’età anagrafica per la pensione di vecchiaia del personale civile, a 67 anni, al posto di quello legato all’età di decorrenza della pensione.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

Lascia un commento

Your email address will not be published.

730 2022 precompilato Agenzia delle Entrate slitta, ecco da quando il modello sarà disponibile
Articolo precedente

730 precompilato tramite Caf. Vantaggi sui controlli solo dal prossimo anno (Decreto semplificazioni)

Articolo seguente

Spese sanitarie in dichiarazione, è necessario il pagamento tracciabile?