Quando pensiamo a un paradiso terrestre, a molti di noi viene in mente qualche immagine rara intravista in TV, sui giornali o internet su un qualche paesaggio in Norvegia. Non è un’associazione mentale priva di senso. Non esiste classifica internazionale che non ponga lo stato scandinavo ai vertici per qualità della vita, ricchezza e felicità dei suoi 5,38 milioni di abitanti. La Norvegia non fa parte dell’Unione Europea, ma vi è legata attraverso un accordo di libero scambio noto come ETFA.
Enorme ricchezza accumulata in pochi anni
Per capire quanto siano efficienti i norvegesi, bisogna guardare proprio al loro fondo sovrano. Fu istituto ufficialmente nel 1994 e a gestirlo è la Norges Bank, la banca centrale. I primi flussi di denaro si ebbero solamente nel 1996 e già nel 2019 superava il valore di mercato dei 1.000 miliardi di dollari. Nel 2021 chiudeva a 1.400 miliardi. Pensate che questa cifra ammonta alla bellezza di 250.000 euro per abitante.
E, infatti, il fondo sovrano sorse dallo spirito previdente dei governanti norvegesi, che subito dopo avere scoperto il petrolio capirono che la pacchia non sarebbe durata per sempre. Per questo decisero di accumulare le ricchezze incassate grazie alle estrazioni, al fine di lasciare alle future generazioni una forte solidità finanziaria. Praticamente l’opposto di quanto accadde nel Venezuela, che a fronte delle maggiori riserve petrolifere del pianeta sciupò ogni entrata per facile clientelismo e da anni è sprofondata nella miseria più assoluta.
Il fondo sovrano ha in portafoglio azioni di 9.000 società quotate in borsa in tutto il mondo.
I numeri del fondo sovrano in Norvegia
Dicevamo, il fondo sovrano è alimentato dai proventi petroliferi. Come funziona? Tutte le entrate derivanti dalla vendita di petrolio e gas vanno al fondo. Lo stato preleva solo una parte degli utili maturati, ma di per sé pari mediamente a quasi il 20% del bilancio. Il resto rimane depositato e accresce le dimensioni stesse del fondo sovrano. Tuttavia, non è questa la principale fonte di crescita del medesimo. Tra il 1996 e il 2021, infatti, meno di 3.000 miliardi di corone sono arrivati dai depositi, mentre 8.000 miliardi sono stati frutto degli investimenti sui mercati. Questi hanno offerto un rendimento medio lordo annuo del 6,62%, pari al 4,6% netto nell’ultimo quarto di secolo.
La Norvegia estrae la media di 1,75 milioni di barili al giorno. Sembrano pochi, ma per via della scarsa popolazione residente ne consuma appena sui 200.000 barili al giorno. Questo significa che tutto il resto può esportarlo. A ciò si aggiungono le estrazioni di gas naturale, che l’anno scorso sono state per 113 miliardi di metri cubi. In totale, il paese produce 4 milioni di barili equivalenti ogni giorno. E sulla base dei costi complessivi sostenuti nel 2021, pari a circa 25,5 miliardi di dollari, possiamo stimare in 40 dollari al barile il costo sostenuto per la produzione. Alle quotazioni attuali, possiamo immaginare che il paese maturi sul solo greggio un utile di circa 120 milioni al giorno, tra 40 e 45 miliardi di dollari all’anno. Fanno almeno 10.000 dollari per abitante.
Ma i norvegesi non approfittano della loro ricchezza (e fortuna) per scialacquarla.