La domanda che in molti si pongono è, il bonus 110 è davvero gratis o alla fine a pagare sarà la generalità dei contribuenti ai quali sarà chiesto di pagare più tasse e imposte? E’ chiaro che per mettere a disposizione di contribuenti e imprese miliardi di euro di risorse, da qualche parte lo Stato deve anche trovare un modo per incassare.
Chi ci rimetterà di tasca?
C’è anche un altro aspetto da considerare. I nuovi massimali di spesa che devono rispettare le imprese nell’esecuzione dei lavori, sono stati rivisti al rialzo, in considerazione del caro materiali degli ultimi mesi, ma i limiti di detrazione fiscale sono rimasti invariati.
Chi paga le spese che eccedono la spesa massima detraibile?
Ecco le risposte.
Il bonus 110. I dati della Corte dei conti
Nel Giudizio di parificazione sul rendiconto generale dello Stato per l’esercizio finanziario 2021, la Corte dei Conti ha evidenziato che le prime cessioni e gli sconti comunicati all’Agenzia, a decorrere dal mese di ottobre 2020 e fino a tutto il 2021, ammontano a:
- circa 38,4 miliardi di euro,
- per oltre 4,7 milioni di comunicazioni (vedi tabella “Bonus Edilizi – Prime cessioni e sconti comunicati”).
Relativamente ai dati delle fruizioni in compensazione dei vari bonus edilizi, fino al 23 febbraio 2022 sono stati utilizzati in F24 circa 2 miliardi di euro dei crediti d’imposta in parola.
Tale importo si riferisce alle fruizioni relative alle sole rate dei vari crediti d’imposta maturate negli anni 2021 e 2022, relative alle detrazioni per le spese sostenute negli anni 2020 e 2021 per il bonus 110 e gli altri bonus edilizi (da quando sono ammesse le opzioni di sconto in fattura e cessione del credito).
Stiamo parlando di numeri importanti, supportati dal pesante bagaglio di risorse finanziarie messe a disposizione della misura.
Si tratta di risorse che lo Stato ha già messo a disposizione. Tuttavia non è da escludere un aumento delle imposte a carico dei contribuenti per sostenere ulteriormente il bonus 110 e gli altri bonus fiscali.
Un altro aspetto da considerare. I limiti di detrazione sono insufficienti
Come detto in premessa, i nuovi massimali di spesa ossia il nuovo prezzario che deve rispettare le imprese nell’esecuzione dei lavori, sono stati rivisti al rialzo, in considerazione del caro materiali degli ultimi mesi, ma i limiti di detrazione fiscale sono rimasti invariati. Con costi massimali specifici più alti per ogni intervento, è più facile raggiungere la spesa massima detraibile.
La parte di spesa non coperta dall’agevolazione dovrà esser messa di propria tasca dal contribuente. Dunque, alla fine pagano i contribuenti. Molte volte le imprese suggeriscono di procedere al frazionamento dell’immobile, laddove le caratteristiche dell’immobile stesso lo permettano. In tal modo, è possibile raddoppiare il limite di spesa a disposizione dell’impresa per effettuare i lavori. L’obiettivo è quello di avere una doppia unità immobiliare e sfruttare due limiti di spesa ben separati.
Ma alla fine chi pagherà l’IMU e la Tari sulla nuova unità immobiliare?
La risposta è scontata, sarà sempre il contribuente a pagare. L’impresa dal canto sui, avrà la possibilità di applicare tutti i massimali di costo nei limiti consentiti dal nuovo prezzario. Massimali che prima dell’avvento del superbonus rappresentavano solo pura utopia.