Nei giorni scorsi, sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana c’è stata la quotazione del BTp Italia 2030 (ISIN: IT0005497000), il nuovo bond retail emesso tra il 20 e il 23 giugno dal Tesoro. Il titolo è andato immediatamente sotto la pari, salvo tendere nuovamente a 100 nel corso della seduta di ieri. Da un paio di anni, invece, troviamo un’altra obbligazione rivolta agli investitori individuali e che ha una scadenza molto simile: il BTp Futura 2030 (ISIN: IT0005415291). Esso fu il primo della serie, ad oggi composta da quattro emissioni.
Ma il premio fedeltà del primo è fisso, quello del secondo è variabile tra l’1-3% del capitale, in quanto dipende dall’andamento del PIL nominale dell’Italia durante il periodo d’investimento. In nessuno dei due casi, però, tale rendimento extra sarà riscosso acquistando il bond sul mercato secondario. Pertanto, possiamo farne a meno nella nostra analisi.
BTp Futura alla prova dell’inflazione
Il BTp Italia 2030 offre una cedola minima reale dell’1,60%. Invece, il BTp Futura 2030 stacca cedole medie ponderate per poco più dell’1,30%. Rapportando questo tasso alla quotazione di 88,40 centesimi a cui è caduto il titolo, otteniamo circa 1,50%. Sembra che il bond indicizzato si mostri un po’ più remunerativo. E dobbiamo tenere presente che al valore della cedola reale dobbiamo aggiungere ancora l’inflazione. Certo, se questa crollasse di colpo nei prossimi mesi, l’obbligazionista correrebbe il rischio di non ricevere la prima cedola alla fine dell’anno. Tuttavia, in un arco di tempo medio-lungo ne uscirebbe premiato.
Sul piano del rendimento, il BTp Futura 2030 offriva ieri il 3,04% contro circa l’1,60% del BTp Italia.