I prezzi dei titoli obbligazionari sono letteralmente implosi negli ultimi mesi. La risalita dei rendimenti ha colto un po’ di sorpresa quanti speravano che l’inflazione non sarebbe tornata così presto neppure dopo la pandemia. Invece, tra allentamento delle restrizioni non accompagnate da una pronta riattivazione dell’offerta e guerra tra Russia e Ucraina, il peggio è accaduto. Sul mercato sovrano italiano risulta ormai difficile trovare bond prezzati sopra la pari. Uno di questi è il BTp 1 febbraio 2033 e cedola 5,75% (ISIN: IT0003256820).
BTp 2033, rendimento sopra inflazione
Tenuto conto della tassazione, il rendimento netto offerto dal BTp 2033 è del 2,70%. Se lo raffrontiamo al tasso d’inflazione di giugno in Italia, siamo a un terzo. Praticamente, il bond oggi ci farebbe perdere i due terzi del potere d’acquisto del capitale investito. Tuttavia, non è così che si ragiona quando si effettua un investimento a lungo termine. In effetti, il mercato non crede che l’inflazione resti ai livelli di questi mesi anche per il futuro.
Per monitorare le aspettative d’inflazione, abbiamo i titoli indicizzati. Purtroppo, il BTp Italia più longevo arriva al giugno 2030 ed è quello emesso nelle scorse settimane. Invece, abbiamo un BTp€i maggio 2033, che si presta perfettamente allo scopo. Ma, come sappiamo, esso è indicizzato all’inflazione dell’Eurozona. Possiamo, però, immaginare di utilizzare le relative aspettative esitate per calcolare approssimativamente quelle sull’inflazione italiana.
Ebbene, il BTp€i 2033 offriva ieri un rendimento lordo reale dell’1,20%. Ne consegue che l’inflazione scontata dal mercato si attesterebbe in area 1,90% per i prossimi undici anni. L’inflazione italiana dovrebbe attestarsi su livelli di poco inferiori, stando alle stime del mercato sulle altre scadenze.
Cedola netta effettiva molto positiva
Altro aspetto non meno interessante riguarda l’entità della cedola. Al netto dell’imposta e rapportata al prezzo di acquisto, rende il 4,11% all’anno. Ciò significa che fino alla scadenza ci erogherebbe un flusso di reddito nettamente superiore al tasso d’inflazione atteso. Un modo per proteggere il potere d’acquisto per il prossimo futuro, caratterizzato ancora da una corsa veloce dei prezzi al consumo.