Nell’era digitale può accadere che la pensione sia pagata anche dopo morti. Ma anche il contrario, cioè che sia eliminata da vivi per un semplice errore di digitazione di una data sulla tastiera del pc.
Non c’è da meravigliarsi, sono casi frequenti che possono accadere. Soprattutto se a gestire i pagamenti di milioni di prestazioni è un computer, un algoritmo, una macchina che periodicamente fa partire soldi.
Attenzione alla data di decesso
Nell’era digitale, l’intervenmto umano è ormai ridotto al mero controllo.
Riducendo al contempo il contatto umano e relegando tutto a Contact Center o a a contatti impersonali attraverso il pc. Con l’intenzione di semplificare tutto e di gestire più velocemente una mole di dati sempre più grande.
Così, se capita l’errore, diventa quasi impossibile poi provi rimedio se non dopo estenuanti lotte e ricorsi per vie legali da impazzire. Il problema è proprio questo: quando capita, diventa impresa titanica riuscire a parlare con qualcuno che prenda in mano la pratica per risolvere il problema.
L’Inps paga in questo modo indebitamente prestazioni per le quali non si ha diritto, salvo accorgersi solo dopo molto tempo. Ma succede anche che tolga anche l’indennità di disoccupazione o l’assegno di invalidità a chi ne ha diritto per arrivare perfino alla eliminazione della pensione.
Pensione eliminata causa morte, ma non è vero
Come accaduto di recente in provincia di Varese dove, a causa di un errore partito dall’ufficio anagrafe del Comune, è arrivata all’Inps la comunicazione di decesso di un pensionato di 81 anni. Persona attualmente in vita, ma che, a causa della giungla burocratica digitale che si è venuta a creare, non è riuscito a dimostrare il contrario.
L’Inps, agendo sulla scorta della comunicazione arrivata dal Comune, ha eliminato la pensione recuperando dalla banca di appoggio anche gli arretrati e lasciando il pensionato senza un soldo sul conto. A nulla sono valse, nell’immediato, le proteste del pensionato perché nessun ente è in grado di sistemare le cose in tempi rapidi ripristinando la situazione.
Questione di tempi tecnici, perché il problema non è tanto quello di sanare il sanabile, ma quello di riuscire a correggere i dati tramite le procedure informatizzate partendo dal Comune per arrivare all’Inps. Con in mezzo un rimpallo di responsabilità da una parte all’altra che evidentemente nessuno vuole assumersi. E intanto il mal capitato resta senza soldi.