L’altalena dei rendimenti americani è tutta una storia di inflazione e rischio recessione. Fino alla metà di giugno, la direzione dei bond in dollari USA era stata univoca: rendimenti su, prezzi giù. Da allora, i rendimenti sono scesi fino alla settimana scorsa, risalendo nelle ultime sedute. Il Treasury a 30 anni, ad esempio, era schizzato dal 2% al 3,43% quest’anno, ripiegando fino al 3,03% del 5 luglio scorso. Ieri, stava al 3,18%. I dati macro americani si mostrano ancora relativamente positivi, ma l’inflazione non decelera e rischia di trascinare gli USA in recessione per effetto tra l’altro del maxi-rialzo dei tassi ad opera della Federal Reserve.
Risalita dei prezzi per bond in dollari
Tuttavia, sembra che il mercato si sia spinto troppo in là con le previsioni sui livelli dei tassi nel medio termine. Esso stima un costo del denaro al 3,50% per fine anno. La domanda delle domande è: la FED ci arriverà mai? C’è l’inflazione da contrastare, ma anche un’economia americana da non fare scivolare nella recessione. Al di là dell’ottimismo di facciata, gli analisti avvertono la FED che la crisi durerebbe per diversi trimestri (anche due anni) e sarebbe tutt’altro che indolore.
Se pensate che il rialzo dei tassi FED procederà meno spedito del previsto, sarebbe l’occasione per inserire in portafoglio qualche bond in dollari. Meglio a lunga scadenza, dato che con il ripiegamento dei rendimenti i prezzi sul tratto lungo della curva crescono maggiormente. Vi proponiamo come esempio il Treasury con scadenza nel febbraio 2050 e cedola 2% (ISIN: US912810SL35). Ad una quotazione di poco superiore a 78 centesimi offriva ieri il rendimento lordo del 3,27%.
Occhio a effetto cambio
Quest’anno, perde oltre il 22% del suo valore. Era sopra la pari a inizio gennaio. Ma il 16 giugno scorso risultava sprofondato ad appena 73 centesimi. Questo significa anche, però, che nelle ultime settimane si è ripreso del 7%.
Attenzione al rischio di cambio per il futuro. L’euro è atteso debole anche nelle prossime settimane, ma dopodiché dovrebbe riprendersi. E così, il rialzo dei prezzi dei bond USA si accompagnerebbe a una discesa del dollaro. I guadagni in conto capitale sarebbero frenati dall’effetto cambio. A tratti, non possiamo escludere che saranno finanche più che coperti dall’indebolimento del dollaro. Se guardiamo, tuttavia, al differenziale di rendimento tra bond in dollari degli USA e in euro della Germania a 2 anni, otteniamo un deprezzamento atteso del dollaro contro l’euro del 5,30% entro il prossimo biennio. Un Treasury a lunga scadenza sarebbe teoricamente in grado di apprezzarsi ben di più in tale arco di tempo.