Il 27 luglio accadrà l’impensabile, il mercato dei bond già si prepara

Il mercato dei bond si prepara per il più grande rialzo dei tassi FED dagli anni Ottanta dopo il dato sull'inflazione USA a giugno.
2 anni fa
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Rischi da bond con tassi in calo
Rischi da bond con tassi in calo © Licenza Creative Commons

Viviamo in tempi straordinari e occorrono risposte straordinarie. Il tasso d’inflazione negli USA a giugno è salito al 9,1%, mai così alto dal 1981. In pratica, la crescita dei prezzi al consumo sta avvenendo agli stessi ritmi di quando alla Casa Bianca c’era Ronald Reagan e alla Federal Reserve il governatore Paul Volcker. Ed è proprio a quella fase che stiamo tornando in termini di reazione all’instabilità dei prezzi. Il mercato dei bond ha iniziato a scontare un maxi-rialzo dei tassi FED di 100 punti base o 1% a luglio.

Per trovarne uno così elevato bisogna risalire proprio agli anni Ottanta. A giugno, invece, vi è stato un incremento dello 0,75%, il più alto al 1994.

Secondo i contratti derivati di CME Group, ieri il maxi-rialzo dei tassi FED dell’1% a luglio era probabile al 79%. Per il restante 21% vi sarebbe un rialzo dello 0,75%. Se questa ipotesi fosse confermata, quando in Italia sarà la sera del 27 luglio la FED annuncerà che i tassi d’interesse saliranno al 2,75%. Sarebbe il livello più alto dal 2008, l’anno della crisi finanziaria mondiale.

Mercato dei bond tra maxi-stretta sui tassi e recessione

Queste aspettative giustificano l’andamento del cambio euro-dollaro, sceso fin sotto la parità nella seduta di ieri. Per quel che sappiamo ad oggi, la BCE a luglio alzerà i tassi dello 0,25%. A settembre, bene che vada, ci sarà un altro +0,50%. Le distanze tra tassi FED e tassi BCE si ampliano e ciò indebolisce la moneta unica, pressata anche dal maggior rischio recessione.

Ciononostante, il Treasury a 10 anni ieri scendeva a un rendimento sotto il 3%. Sembra una contraddizione rispetto all’andamento atteso sui tassi. In realtà, il mercato dei bond starebbe prezzando quello che definiamo un “policy error”, vale a dire un errore di politica monetaria. La stretta vigorosa della FED finirebbe per mandare l’economia americana in recessione e, pertanto, i tassi nei trimestri successivi avrebbero maggiori probabilità di essere tagliati che non alzati o essere tenuti invariati.

Sempre stando ai dati di CME Group, entro i primi mesi del 2023 i tassi FED saliranno al 4-4,25%, salvo scendere al 3,50% già entro luglio. Il mercato prezza già tre tagli dei tassi da 0,25% da qui a dodici mesi, ossia la recessione.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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