Il futuro del reddito di cittadinanza, con buona pace dei suoi sostenitori, sembrerebbe ormai segnato.
La coalizione di centro destra è molto avanti nei sondaggi per le prossime elezioni che si terranno il 25 settembre. Un centro destra che di certo non ha mai fatto segreto della sua contrarietà al sussidio tanto caro al Movimento 5 Stelle. Anche dalle parti del centro sinistra non sembrerebbe tirare una buona aria. Il leader di Azione, Carlo Calenda, vorrebbe riformare questo istituto (pur non eliminandolo del tutto), mentre Matteo Renzi (Italia Viva) ha addirittura proposto un referendum per la sua abolizione.
L’unica possibilità di salvezza per il reddito di cittadinanza potrebbe arrivare da un’eventuale vittoria in coalizione tra PD, Movimento 5 Stelle e qualche altro alleato dell’ultima ora. Ipotesi che, ad oggi, è davvero difficile da immaginare.
Perché con il nuovo governo il reddito di cittadinanza potrebbe essere cancellato?
Il problema del reddito di cittadinanza, secondo i suoi detrattori, non sta nel sussidio in sé – che ha aiutato tante famiglie in difficoltà economica, soprattutto durante la fase pandemica – ma nella sua incapacità di far incontrare domanda e offerta di lavoro.
Il Reddito di Cittadinanza, infatti, nasce principalmente per aumentare l’occupazione e contrastare la povertà e le disuguaglianze. Questa, quantomeno, è la definizione che viene data sul sito del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Purtroppo, come rilevato dall’ISTAT, mai come negli ultimi tempi ci sono così tanti posti di lavoro “vacanti” (soprattutto stagionali), a fronte di un numero di percettori del sussidio sempre più alto.
L’INPS, nel suo ultimo “rapporto annuale”, ha anche spiegato che:
“Nel 2021, oltre l’80% dei soggetti che hanno percepito il sussidio è risultato non avere avuto alcuna posizione lavorativa nello stesso anno. Inoltre, quei soggetti che in assenza del Reddito di Cittadinanza avrebbero lavorato potrebbero essere scoraggiati ad accettare un lavoro oppure incentivati a ridurre le ore di lavoro prestate o ancora a cercare soluzioni di lavoro totalmente o parzialmente sommerso”.
Ad ogni modo, il centro destra si è recentemente espresso in merito a questa misura. Secondo quanto rivelato da “il corriere della sera”, la Meloni vorrebbe riformare gli ammortizzatori sociali e sostituire il reddito di cittadinanza con il “reddito di solidarietà”. Quest’ultimo consiste in un contributo che spetterebbe soltanto ai non occupati di età superiore a 60 anni, nonché alle famiglie con minori o persone con disabilità.