Andare in pensione con 67 anni di età è l’unica via per chi ha 20 anni di contributi versati o poco più. Più che un dato di fatto questo è un luogo comune, perché il sistema previdenziale italiano ha delle misure che con 20 anni di contributi permettono l’uscita anche qualche anno prima. Non è vero che con 20 anni di contributi l’unica via per lasciare il lavoro è quella dell’età pensionabile per la pensione di vecchiaia ordinaria.
Lo spunto a questa nostra osservazione, assolutamente fondata, parte dal quesito di un lettore, a cui hanno detto che dovrebbe lavorare fino a 67 anni per andare in pensione, ma che dovrebbe considerare alcune cose che forse sono sfuggite a chi lo ha consigliato.
Quando vent’anni di carriera bastano per uscire a 64 anni di età
Essendo privi di informazione aggiuntive da parte del nostro lettore, il suggerimento del Patronato non va del tutto bocciato, anche se a prima vista sembra un suggerimento sbagliato. Infatti esiste una misura nel sistema previdenziale italiano che permette di uscire dal lavoro già all’età di 64 anni. E non si tratta della quota 102 dal momento che la carriera utile non è di 38 anni di contributi, ma solo di 20 anni. In base alle informazioni del nostro lettore, avendo iniziato a lavorare nel 2002, potrebbe rientrare in quella che il sistema chiama pensione anticipata contributiva. Ma occorre rispettare dei requisiti aggiuntivi.
La pensione anticipata contributiva dell’INPS
La misura rientra nel perimetro della pensione anticipata INPS.
La Naspi da 24 mesi e un anno di vuoto reddituale
L’alternativa suggerita dal Patronato è quella della Naspi. Dovremmo partire dal presupposto che si tratta della disoccupazione indennizzata INPS. Indennità erogata a chi perde il lavoro involontariamente. Quindi in caso di licenziamento il lettore potrà presentare domanda all’INPS e sfruttare fino a 24 mesi di Naspi. Infatti la disoccupazione INPS è pagata per la metà delle settimane lavorate nei quattro anni che precedono la data di perdita del posto di lavoro. Avendo lavorato negli ultimi quattro anni, il lettore ha diritto a 24 mesi di Naspi. L’importo della Naspi è grosso modo pari al 75% dello stipendio, ma dopo il sesto mese di fruizione, l’assegno cala del 3% al mese in maniera progressiva. Significa arrivare alla soglia dei due anni di Naspi con un importo praticamente dimezzato rispetto ai primi 6 mesi di indennità percepita.