Il dilemma della riforma pensioni: ci guadagna chi prende meno o chi è vicino all’età della vecchiaia?

Andare in pensione anticipata è conveniente, ma non sempre. Si prende di meno rispetto a quella di vecchiaia, ma si gode la rendita per più tempo.
2 anni fa
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pensione

Meglio andare in pensione prima e prendere qualcosa in meno oppure aspettare i 67 anni della vecchiaia e avere una rendita più alta? Il dilemma amletico e sempre oggetto di dubbi e pensieri dei lavoratori prossimi all’uscita dal lavoro.

Di principio, ritardare la domanda di pensione non quasi mai è conveniente. Vero che si prenderebbero più soldi, ma si godrebbe la rendita per meno tempo. Col rischio di pagare anche più tasse. Viceversa, anticipare l’uscita dal lavoro potrebbe costare caro se alle spalle non si hanno molti contributi.

La convenienza della pensione anticipata

Per capire se conviene aspettare ad andare in pensione pur avendo maturato i requisiti richiesti bisogna sapere come viene calcolata la rendita. Di base, la regola è che più si ritarda l’accesso, maggiore sarà la rendita.

Questo principio si bassa essenzialmente su due fattori che determinano il calcolo della pensione. Il montante contributivo e l’età pensionabile. La combinazione di questi due elementi determina l’ammontare della pensione.

Così, ritardare di un anno o due la domanda di pensione è certamente conveniente dal punto di vista economico. Il montante contributivo è maggiore e si rivaluta anche di più, così come più alto è il coefficiente di trasformazione che determina l’importo della rendita finale.

Montante contributivo e coefficiente di trasformazione

Per ottenere la pensione, infatti, si applica al montante contributivo, opportunamente rivalutato annualmente, il coefficiente di trasformazione. Cioè una percentuale stabilita dalla legge e commisurata all’età anagrafica del lavoratore.

Il montante contributivo si trasforma quindi in rendita pensionistica per tutta la durata della vita del beneficiario. Naturalmente, detto coefficiente sale in base all’età anagrafica. Vale a dire che la pensione risulterà più alta quanto minori saranno le aspettative di vita del lavoratore. E viceversa. Ecco perché tardare l’uscita conviene solo nella misura, ma non nella durata della prestazione.

Questo discorso vale solo per la parte contributiva del montante e in regime di calcolo contributivo della pensione. Per i versamenti effettuati prima del 1996, il sistema è retributivo e si applica un diverso metodo di calcolo. Anche se quest’ultima parte cuba ormai sempre meno per il calcolo della rendita.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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