Reddito di cittadinanza: un incentivo per non cercarsi un lavoro

Il fallimento del reddito di cittadinanza confermato dai numeri. Spesi in tre anni 23 miliardi per assistere oltre 3 milioni di persone per non fare nulla.
2 anni fa
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reddito di cittadinanza
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Il reddito di cittadinanza passerà alla storia come una delle più grandi porcherie del nostro tempo. Come lo furono le pensioni baby 50 anni fa. Soldi in cambio di voti. Allora fu la democrazia cristiana, oggi il Movimento 5 Stelle.

Inutile dire che tanto allora come adesso, il conto lo pagano le generazioni future. E tanto allora come oggi la giustificazione per fare certe riforme era stata sostenuta e dipinta come necessaria. Per dare lavoro ai giovani, ben inteso.

Chi paga per il reddito di cittadinanza

Ma al di là del costo a carico della collettività, lo scopo del reddito di cittadinanza non è stato centrato.

Chi lo percepisce, ben si guarda dal cercarsi una occupazione. Al punto che molti si sono pure spogliati di beni e redditi pur di accaparrarsi il sussidio di Stato.

Certo, il reddito di cittadinanza, legato al Isee, al di là dei buoni propositi, dovrebbe rappresentare un trampolino per l’avviamento a una occupazione. Commisurata alle proprie possibilità e caratteristiche. Ma spesso finisce nelle tasche sbagliate e viene impiegato per operazioni di malaffare.

Ma poi, come raccontano i numeri, pochissimi beneficiari hanno trovato lavoro. Un po’ perché non lo hanno cercato e un po’ perché i Centri per l’Impiego non funzionano. Per non parlare dei navigator, assunti proprio con lo scopo di trovare lavoro ai percettori di RdC. Figure completamente inutili in un sistema altamente burocratizzato e ingessato come il nostro.

Spesi 23 miliardi di euro in tre anni

Secondo fonti ufficiali, riportare da Il Sole 24 Ore, meno di una persona su cinque ha trovato occupazione dopo 12 mesi di reddito di cittadinanza. E di questi soltanto il 4% ha trovato occupazione tramite i Centri per l’Impiego.

Nel complesso parliamo di circa 3 milioni di assistiti dallo Stato tanto allegramente da costarci la bellezza di 7,65 miliardi di euro all’anno.

In tre anni abbiamo speso ben 23 miliardi di euro. Per cosa?

A giustificazione della ingrata riforma sociale l’ex premier Giuseppe Conte (M5S) ha sempre sostenuto che il reddito di cittadinanza è servito a evitare l’aumento della povertà sociale, soprattutto dopo la pandemia.

Ma i numeri dell’Istat smentiscono a tutto campo queste affermazioni: la povertà è aumentata in maniera preoccupante. Quindi il reddito di cittadinanza non è servito né a trovare nuova occupazione, né a combattere la povertà assoluta. Solo a una cosa è servito: ad aumentare il debito pubblico e quindi le tasse dei contribuenti.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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