La risalita dal pantano della crisi, ancora una volta, passerà da sentieri tortuosi. Formule magiche per la risoluzione di criticità finanziarie non esistono, agevolazioni in grado di ammortizzare del tutto le spese dei contribuenti nemmeno. E, del resto, la macchina fiscale non vuole saperne di rallentare, come già ci si aspettava. In questo quadro, visto che ci si trova in piena campagna elettorale, prendono corpo alcune ipotesi che, una volta cambiata casacca al Governo, avranno necessariamente bisogno di tempo per entrare a regime.
Lavoro e proposte
Le idee decisamente non mancano nel momento in cui le forze politiche si danno battaglia per riuscire a posizionarsi a Palazzo Chigi. Specie in questo momento storico, in cui l’inflazione ha assunto una marcia da cavalleria e il potere d’acquisto degli italiani si riduce sensibilmente, mentre le spese per utenze e beni di prima necessità aumentano proporzionalmente alla percentuale inflazionistica. Per questo l’obiettivo dichiarato è l’aumento degli stipendi, delle pensioni e di quant’altro possa servire al contribuente per mantenere la linea di galleggiamento. Senza, ovviamente, restare invischiato nel pantano delle spese. Cosa oggettivamente complicata. Non solo per le risorse necessarie affinché vi sia effettivamente uno scatto in questo senso, considerando le diverse regole del settore privato e, soprattutto, la difficoltà nel leggere accuratamente la propria busta paga.
“Una strategia sostenibile”
Un quadro piuttosto complicato che, evidentemente, rende la fiducia nel comparto politico più ridotta ora che in passato, specie fra le nuove generazioni. Al netto degli incoraggiamenti, infatti, i più giovani appaiono sempre più distanti dalla politica, tanto da non riuscire a identificarsi in alcuno dei partiti attualmente in corsa. I quali, a ogni modo, ci provano lo stesso ad avanzare qualche proposta, e ci mancherebbe. Fratelli d’Italia, ad esempio, ha indicato almeno tre soluzioni per ovviare al problema degli stipendi bassi e non solo con gli sgravi fiscali per chi in effetti assume. Un’idea, comunicata dal responsabile del programma, Giovanbattista Fazzolari, in un’intervista al Corriere della Sera, ipotizza la divisione della busta paga in due diverse parti, così da pagare di fatto lo stipendio per due volte nello stesso mese. Proposta che, al pari delle altre, secondo FdI sarebbe sostenibile: con un aumento del 50% dell’Assegno unico e una flat tax al 15%, resterebbero le risorse sufficienti per rivedere le regole per il pagamento degli stipendi. Metà dell’importo subito, un’altra 15 giorni dopo. Apparentemente cambierebbe poco, se non nulla. O forse cambierebbe addirittura in peggio. Tuttavia, una strategia simile andrebbe a rispondere alla necessità di aumentare la circolazione della moneta e, di conseguenza, i consumi.
Non tutti, però, appaiono disposti a rivedere le proprie strategie di spesa. Senza contare che per le aziende ci si ritroverebbe con una burocrazia maggiore sui pagamenti mensili.