Pensioni minime a 1.000 euro, Berlusconi: più facile di quanto si creda

Portare le pensioni minime a 1.000 euro non è fantascienza. Anzi oggi è più possibile farlo rispetto al passato e servirà anche da garanzia per i giovani lavoratori.
2 anni fa
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berlusconi reddito di cittadinanza

Portare le pensioni minime a 1.000 euro non è impresa impossibile. Anzi, oggi è meno difficile rispetto a cinque anni fa quando ancora si doveva digerire la riforma Monti-Fornero.

Ovviamente non si tratta di fare il passo più lungo della gamba, ma di agire per gradi e in maniera selettiva. Diversamente, il costo totale di un intervento simile per tutti i pensionati che percepiscono assegni inferiori a 1.000 euro al mese sarebbe troppo alto.

Pensioni minime a 1.000 euro

Come spiega l’Osservatorio sui conti pubblici guidato da Carlo Cottarelli, la spesa si aggirerebbe fra i 31 e 32 miliardi di euro.

Pagare a tutti una pensione minima di 1.000 euro al mese è quindi costosissimo.

Ma la ricetta di Berlusconi prevede interventi graduali. Dapprima sui meno abbienti, cioè coloro che vivono solo di pensione e non hanno altre entrate. In questo caso si andrebbe a guardare anche se uno percepisce una o più pensioni. La media in Italia è di 1,4 assegni a testa.

Poi andando ad analizzare i redditi singoli e familiari del pensionato. Proprio come è stato finora fatto per il reddito di cittadinanza utilizzando l’Isee. Questa seconda selezione taglierebbe buona parte di coloro che percepiscono oggi pensioni minime inferiori a 1.000 euro, ma possiedono patrimoni diversi.

In questo senso la platea dei beneficiari si ridurrebbe numericamente e di molto. Di conseguenza anche la spesa dello Stato che sarebbe, a questo punto, sostenibile. Secondo le stime l’intervento potrebbe costare un terzo rispetto ai 32-33 miliardi di euro strombazzati dai media.

Il sostegno per i giovani lavoratori

Ma la pensione minima da 1.000 euro proposta da Berlusconi è anche la soluzione per molti giovani lavoratori per evitare che in futuro finiscano in povertà quando non saranno più in grado di lavorare. Lavoratori che a causa della eccessiva precarizzazione del lavoro, di carriere discontinue o lunghi periodi di disoccupazione non raggiungeranno un soglia minima vitale.

La pensione minima da 1.000 euro al mese fungerà quindi anche da ammortizzatore sociale per tutti coloro che non ci arriveranno quando entrerà a regime il sistema di calcolo contributivo della rendita.

Va ricordato che per coloro che versano nel sistema contributivo puro, il trattamento all’integrazione minima non è previsto. Quindi se un giovane lavoratore si ritrova pochi contributi alle spalle, avrà una pensione commisurata a quanto versato, senza alcuna rete di protezione sociale.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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