Andare in pensione è quasi sempre un rebus. Sia per quanto concerne l’ammontare della rendita che non si conosce mai bene fino all’ultimo momento. Sia per la decorrenza della stessa.
Generalmente la pensione non scatta nel momento in cui si smette di lavorare, ma dopo un certo lasso di tempo. Bisogna attendere le cosi detta finestre mobili che prevedono uscite regolamentate in base al tipo di rendita.
Andare in pensione, le finestre di uscita
Solo il pensionamento di vecchiaia a 67 anni prevede la decorrenza della pensione il primo giorno del mese successivo alla maturazione dei requisiti.
Per le pensioni anticipate con 41-42 anni e 10 mesi di contributi la finestra di uscita è di tre mesi dalla maturazione del requisito. Per i dipendenti del pubblico impiego è,invece, di sei mesi. Una differenza che tende a penalizzare gli statali rispetto ai lavoratori del settore privato.
Tendenzialmente il legislatore ha introdotto le finestre mobili per chi va in pensione anticipata. Ad esempio con Quota 100, Opzione Donna, ecc. premiando invece chi lascia il lavoro coi requisiti per la vecchiaia.
Opzione Donna, Quota 100, Ape Sociale, Quota 41
Il caos più eclatante è quello di Opzione Donna. La pensione scatta dopo 12 mesi dalla maturazione dei requisiti anagrafici e contributivi. Mesi che diventano 18 per le lavoratrici autonome. In pratica chi compie oggi 58 anni di età inizierà a percepire la rendita quando ne avrà 59.
Chi va in pensione con Quota 100 o Quota 102 vedrà il primo assegno Inps decorrere dopo 3 mesi dalla maturazione dei requisiti. Idem per i lavoratori precoci che escono dal lavoro con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età. Per gli statali vale sempre un tempo di attesa doppio.
Importante è sapere che durante questo periodo di vacanza, in attesa della pensione, si può continuare a lavorare.
Per Opzione Donna, le lavoratrici possono tranquillamente proseguire l’attività per 12-18 mesi prima di cessare l’attività.