Se siete a caccia di obbligazioni sovranazionali, nei giorni scorsi vi stata un’emissione che potrebbe interessarvi. IFC, un istituto facente capo al gruppo Banca Mondiale, ha collocato sul mercato un bond in dollari USA per 2 miliardi. L’intento è stato di sostenere gli investimenti privati nei paesi in via di sviluppo. Dunque, finalità più che apprezzabile e che ha attratto ben 4,9 miliardi di capitali da parte di oltre 100 investitori. Parliamo di banche centrali (60%), banche e società (27%) e altri (13%). Il bond con scadenza 15 settembre 2025 offre cedola fissa del 3,625% ed è stato emesso a un prezzo di 99,961 centesimi.
Obbligazione a rischio di credito zero
Il bond della Banca Mondiale si rivela interessante da più aspetti. Anzitutto, esso è qualitativamente molto elevato. L’emittente ha rating tripla A, per cui il rischio di credito teorico praticamente neppure esiste. Semmai, un investitore dell’Eurozona dovrebbe temere il rischio di cambio, che si avrebbe nel caso in cui entro la scadenza il cambio euro-dollaro salisse rispetto ai livelli vigenti alla data di regolamento.
Non stupisce, pertanto, perché il 56% degli ordini siano arrivati dalle Americhe, mentre solo il 32% da Europa, Medio Oriente e Africa. Il bond della Banca Mondiale offre un rendimento di 25 punti base o 0,25% sopra il tasso SOFR a 3 anni e di 12,5 o 0,125% maggiore del Treasury a 3 anni. In altre parole, rende leggermente sopra il titolo di stato triennale americano, il mercato di riferimento per l’obbligazionario di tutto il pianeta.
Bond Banca Mondiale, scommessa su prezzo e cambio
Questa obbligazione sovranazionale è già quotata sul mercato secondario. Alla Borsa di Francoforte, venerdì scorso prezzava 99 centesimi, cioè sotto la pari e gli stessi livelli di emissione. A ciò corrispondeva un rendimento alla scadenza di poco superiore al 4%. Dovete pensare che il BTp a 3 anni offriva nelle stesse ore il 2,60%, per cui il bond della Banca Mondiale rendeva a premio di 140 punti base o 1,40% rispetto al già generoso omologo italiano.
Ma la comparazione diretta risulta impraticabile proprio per la differente valuta di emissione. I titoli di stato italiani con rating BBB dovrebbero naturalmente rendere di più dei titoli emessi da un organismo internazionale con rating tripla A. Se avviene il contrario, è solo perché al momento l’euro risulta essere una valuta con tassi d’interesse nettamente inferiori a quelli americani. Peraltro, non è detto che l’obbligazionista debba tenere in portafoglio il bond della Banca Mondiale fino alla scadenza. Potrebbe anche scommettere su un rialzo della quotazione, unitamente a un cambio euro-dollaro stabile o in ribasso. In alternativa, può entrare sul mercato qualora i prezzi scendessero ulteriormente e magari l’euro si sarà un po’ rafforzato. Otterrebbe un rendimento più alto, a fronte di un rischio di cambio minore.