Alla pioggia di emissione di questo mese di settembre in Italia ha concorso anche Terna, la società che gestisce quasi 75.000 chilometri di rete elettrica nazionale. Nei giorni scorsi, ha collocato sul mercato un nuovo bond con scadenza il 22 settembre 2027, cioè della durata iniziale di 5 anni. Ha offerto una cedola del 3,44% e l’emissione è avvenuta alla pari. Pertanto, il rendimento alla scadenza coincide con il tasso lordo offerto. Al netto dell’imposizione fiscale del 26%, questo scende a poco meno del 2,55%. L’importo emesso è stato di 100 milioni di euro.
I rating assegnati al bond Terna non sono alti: BBB+ per S&P, A- per Scope e Baa2 per Moody’s. Il rischio di credito è, quindi, valutato medio-alto. La società ha chiuso il primo semestre con un utile netto di 191,8 milioni, in rialzo di 1,4 milioni su base annua. Al 30 giugno scorso, presentava un indebitamento netto finanziario di 8,68 miliardi, in calo dai 10 miliardi di fine 2021. Va detto che la stragrande maggioranza di tale discesa è stata determinata dall’emissione nel mese di febbraio di un green bond Terna “ibrido” per 1 miliardo. Esso è considerato capitale ai fini regolamentari.
Bond Terna, tonfo dei prezzi per l’ibrido
A fronte di un prezzo di emissione di 99,586 centesimi, al termine della settimana scorsa il titolo quotava 78,35 centesimi, per cui offriva un rendimento lordo in netta ascesa. Tale tonfo va ricondotto alla pressione accusata in questi mesi dal mercato obbligazionario globale tra crisi energetica, caro bollette e conseguente inflazione alle stelle.
Rispetto al rendimento offerto dal BTp a 5 anni, il premio del bond Terna da poco emesso è stato molto contenuto. D’altra parte, va considerato che la società risulta partecipata e controllata dallo stato tramite CDP Reti con un capitale di poco inferiore al 30%.