Dal 1 gennaio 2023 diminuiscono le possibilità per andare in pensione anticipata. A fine anno scade infatti Quota 102 e le opzioni di uscita si riducono lasciando ampio spazio al ritorno integrale alla Fornero.
A meno di qualche intervento in extremis da parte del Parlamento, la strada sembra quindi essere segnata. Restano solo tre mesi da sfruttare per uscire dal lavoro con le opzioni attualmente in vigore. In particolare con Ape Sociale, Opzione Donna e Quota 102. Ma quali sono al momento le strade per andare in pensione?
La pensione di vecchiaia e anticipata
Coi requisiti ordinari si può andare in pensione a 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi versati.
C’è poi la possibilità di andare in pensione anticipata a 64 anni di età con almeno 20 anni di contributi. Ma questa opzione è riservata solo ai lavoratori contributivi puri che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995.
Tuttavia la strada è molto stretta perché bisogna soddisfare un altro requisito di non poco conto. Cioè quello legato al minimo di pensione pari a 2,8 l’importo dell’assegno sociale.
Quota 102
Fino a fine anno si può andare in pensione con quota 102 che prevede l’uscita a 64 anni con 38 di contributi. L’opzione ha sostituito quota 100, ma ha durata breve. Non è escluso, tuttavia, che il governo possa all’ultimo momento proporne la replica per il 2023.
A differenza di quota 102, però, con quota 103 potrebbe essere contemplata una pensione in maniera flessibile. Cioè a 65 anni di età con 38 di contributi o a 64 anni di età ma con 39 di contributi. In maniera tale da allargare maggiormente la platea dei beneficiari.
Pensione anticipata con Ape Sociale
Una delle possibilità per andare in pensione anticipata è Ape Sociale.
Ape Sociale non è una vera e propria pensione, ma un sussidio economico calcolato sulla base dei contributi versati all’Inps.
L’Ape Sociale rappresenta quindi una sorta di sostegno al reddito erogabile fino al raggiungimento dell’età pensionabile. L’importo è calcolato in base all’ammontare del futuro trattamento pensionistico di vecchiaia cui avrà diritto il richiedente nel limite massimo di 1.500 euro lordi (non rivalutabile) per 12 mensilità ed è soggetto alla tassazione ordinaria.
Ne hanno diritto sia i lavoratori dipendenti che quelli parasubordinati e gli autonomi. Mentre restano esclusi coloro che appartengono a casse dei liberi professionisti. In caso di contribuzione presente in varie gestioni, il calcolo della pensione avverrà pro-quota con le regole di ciascuna gestione per i periodi ivi maturati.
Opzione Donna
C’è poi Opzione Donna, la pensione anticipata riservata alle lavoratrici. I requisiti di accesso non sono uguali per tutte. Le dipendenti devono aver maturato una età anagrafica di almeno 58 anni e aver versato almeno 35 anni di contributi validi nella loro carriera.
Anche le lavoratrici autonome, devono aver versato almeno 35 anni di contributi, ma per loro l’età anagrafica sale a 59 anni. Entrambi i requisiti per ambedue le categorie di lavoratrici debbono essere posseduti al 31 dicembre 2022.
Per chi ha versato contributi in gestioni diverse, si fa riferimento agli ultimi anni di lavoro. Pertanto l’età anagrafica di riferimento è quella relativa all’ultimo rapporto di lavoro al momento della domanda di opzione donna.
Il calcolo della pensione avviene con il sistema contributivo puro, anche per i contributi versati nel sistema retributivo. Per cui la pensione è penalizzante e può comportare anche un taglio del 20-25% dell’assegno.
Quota 41 lavoratori precoci
C’è infine Quota 41 riservata ai lavoratori precoci. Coloro che hanno maturato 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica possono uscire prima. A condizione che almeno 12 mesi di lavoro siano stati svolti prima del compimento dei 19 anni di età.