Pensione ordinaria e pensione integrativa a confronto, dove si pagano meno tasse?

Le pensioni integrative godono di un regime fiscale favorevole rispetto alla rendite pubbliche. Ma attenzione ai costi nascosti e al capital gain.
2 anni fa
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La pensione integrativa sarà sempre più indispensabile per i lavoratori che vogliono assicurarsi una vecchiaia dignitosa. Le rendite pubbliche tendono al ribasso e costituirsi una integrazione al momento del bisogno è diventato quasi obbligatorio.

I rendimenti offerti dai fondi pensione finora hanno battuto quelli del Tfr. Non è, però detto che questo possa essere replicato in futuro. Dipende dall’andamento dei mercati finanziari, ma anche dall’abilità dei gestori. E dalle tasse.

Le tasse sulla pensione integrativa

Già proprio di tasse vogliamo parlare.

Perché pochi sanno come funziona il sistema di tassazione e dei rendimenti sui fondi pensione. Ma soprattutto quali sono i vantaggi o gli svantaggi rispetto alle rendite pubbliche gestite dall’Inps.

Andiamo con ordine. Le tasse che si pagano sui fondi pensione e di conseguenza sulla pensione integrativa sono di due tipi. Una sta alla base, cioè ricade sugli accumuli e sui guadagni che il fondo pensione realizza fino al momento del riscatto. Si paga il 20% sui realizzi, detto anche capital gain.

Una percentuale inferiore rispetto al 26% che si applica alla maggior parte delle forme di risparmio finanziario. Sulla quota del rendimento che deriva dal possesso di titoli di Stato e titoli similari nel fondo pensione, la tassazione è fissata al 12,5%.

Vi sono poi le tasse sulla rendita. Cioè sull’assegno periodico che il fondo riconosce al momento della maturazione dei requisiti per la pensione integrativa. L’aliquota è pari al 15% e si riduce dello 0,3% per ogni anno di partecipazione al fondo pensione dopo il 15 esimo anno, con uno sconto massimo del 6%. Quindi Se uno versa per 35 anni beneficerà di una aliquota ridotta al 9%.

Le tasse sulla pensione ordinaria

A differenza della pensione integrativa, la pensione ordinaria è tassata in base agli scaglioni Irpef. Il più basso è del 23% a cui si aggiungono le addizionali regionali e comunali. Quindi una percentuale decisamente superiore a quella prevista per le pensioni integrative.

Attenzione però, perché i conti bisogna farli tenendo in considerazione anche le imposte sui versamenti contributivi. Mentre per le pensioni integrative, come abbiamo visto, le trattenute fiscali sono pari al 20% (capital gain) per le rendite pubbliche non vi sono imposte in conto capitale.

Non solo. Sui fondi pensione gravano anche i costi di gestione che non ci sono, ad esempio, sul Fondo Pensioni Lavoratori Pubblici gestito dall’Inps. Questi costi sono più o meno trasparenti. Anzi sono abbastanza torbidi al punto che nessuno sa bene a quanto ammontano rispetto a ciò è investito nelle pensioni integrative. Molto dipende anche dalle varie gestioni dei patrimoni.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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