Ecco quando si perde la pensione per colpa di disoccupazione e malattia

I contributi figurativi da malattia e disoccupazione non sempre sono validi per andare in pensione.
2 anni fa
2 minuti di lettura
pensioni
Foto © Licenze Creative Commons

Quali sono le situazioni in cui si perde la pensione per colpa di disoccupazione e malattia? Quando si parla di contributi figurativi si parla di quella contribuzione che l’Ente previdenziale paga per il lavoratore, in determinate circostanze e quando il lavoratore non ha coperture effettive da lavoro. In linea di massima si tende a considerare la contribuzione figurativa sempre utile, sia al calcolo della pensione che al diritto. In termini pratici la contribuzione figurativa è quasi sempre utile sia al diritto alla pensione che al calcolo dell’importo della pensione spettante.

Ci sono casi invece che questa contribuzione non è valida. E se non è valida per il diritto alla pensione significa che c’è chi non andrà in pensione perché questa contribuzione non permette di raggiugere le soglie contributive minime da completare. Un caso assai diffuso questo, ma che molti lavoratori non comprendono o non capiscono. Tra questi un nostro lettore che ci chiede:

“Buonasera, ho appena ricevuto la risposta negativa da parte dell’INPS per la mia domanda di pensione di anzianità dopo 43 anni e un mese di contributi. Ho 65 anni di età e come detto ho già maturato 43 anni e un mese di contributi. Naturalmente non mi sono licenziato e non ho prodotto la domanda di pensione perché ho chiesto all’Inps solo la certificazione del diritto. Mi è stato ripetuto che devo lavorare esattamente 12 mesi ancora. Non capisco perché io devo andare in pensione con oltre 44 anni di lavoro mentre altri miei colleghi sono usciti con 42 anni e 10 mesi o ancora prima, dal momento che prima si andava in pensione con 40 anni di lavoro. Pare che i miei contributi figurativi di disoccupazione e malattia non valgono. Perché questo? Sapevo che la contribuzione figurativa era valida sia per il diritto che per l’importo dell’assegno.”

Quando si perde la pensione: contributi figurativi, quali sono e cosa sono

Come si legge sul sito ufficiale dell’INPS, cioè Inps.

it, “i contributi figurativi sono contributi accreditati, nelle Gestioni pensionistiche dei lavoratori pubblici o in quelle dei lavoratori privati, senza onere a carico degli stessi.” In pratica si tratta di contributi che l’INPS versa al lavoratore nei periodi in cui non ci pensa il datore di lavoro per questioni inerenti a stati di malattia, disoccupazione, maternità o cassa integrazione, tanto per citare alcuni dei periodi figurativi più presenti nell’estratto conto dei lavoratori. Ma figurativi sono anche i contributi per il servizio militare prestato, tanto per quello obbligatorio che per quello volontario. E ancora, figurativi sono i contributi per le assenze per la donazione del sangue, per i congedi parentali, per le aspettative per cariche sindacali o elettive e così via.

Quando si perde la pensione: la contribuzione effettiva resta fondamentale per alcune misure di pensionamento

Per alcune misure però la contribuzione figurativa non ha la stessa valenza. Ci sono contributi che, soprattutto per maturare il diritto ad una pensione, non valgono. Parliamo per esempio dei figurativi da disoccupazione e malattia. Due tipiche forme di contribuzione figurativa queste, ma che per le pensioni distaccate dai limiti di età non sono tutti utili allo stesso modo. Infatti per quanto riguarda la pensione anticipata ordinaria, è vero che servono 42 anni e 10 mesi di contributi versati, ma è altrettanto vero che 35 di questi devono essere effettivi. In buona sostanza, oltre 7 anni e 10 mesi di contributi figurativi tra malattia e disoccupazione non vanno bene. In pratica chi non matura 35 anni di contributi effettivi, dovrà proseguire a lavorare nonostante tutto sommato abbia completato i 42 anni e 10 mesi utili alla pensione anticipata.

Vincoli nei figurativi anche per la quota 41 precoci

Anche la quota 41 per i precoci presenta lo stesso vincolo.

Infatti servono 35 anni effettivi sui 41 necessari per questa misura. Il nostro lettore che ha 43 anni e un mese di contribuzione, evidentemente non si trova coi 35 anni effettivi. Per questo dovrà lavorare ancora 12 mesi. Evidentemente ha più di 8 anni di contributi tra malattia e disoccupazione. Potrà andare in pensione una volta raggiunti i 44 anni e un mese di lavoro. In quel caso completerà i 35 anni effettivi necessari a cui aggiungerà 9 anni ed un mese di contribuzione figurativa da malattia e disoccupazione. La sua pensione sarà calcolata su questi 44 anni ed un mese.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Crisi della sterlina e fine "impero" UK
Articolo precedente

Ecco come il Regno Unito ha appena scoperto di non essere più impero

Bonus Trasporti importo
Articolo seguente

Bonus trasporti “bis”, con nuove scadenze: come fare domanda ora