L’inflazione è salita al 10% tondo a settembre nell’Eurozona. In Germania, è schizzata al 10,9% e in Italia all’8,9%, rispettivamente ai massimi da circa 70 e 40 anni. La crisi energetica pesa sempre più sulle tasche di famiglie e imprese. Il caro bollette devasta i bilanci delle une e delle altre. I governi europei non sanno obiettivamente quali pesce prendere. Sono divisi su tutto e il solo fatto che la Germania sia intervenuta con il varo di un piano nazionale di 200 miliardi di euro significa che soluzioni comuni non ne esistono.
La BCE ha fissato i tassi di riferimento a 1,25% al board di settembre. Erano a zero ancora fino a luglio. Per la fine di quest’anno, il mercato prevedeva un Euribor a 3 mesi fino al 2,38% pochi giorni fa. Questa settimana, il dato è sceso al 2,10%. In soldoni, ci sarebbe un rialzo dei tassi di almeno dello 0,25% in meno da qui a dicembre. E se fino a pochi giorni fa ci si aspettava che i tassi d’interesse culminassero entro la metà dell’anno prossimo al 3,30%, adesso non si va oltre il 2,80%. Una revisione al ribasso di mezzo punto percentuale.
Apice tassi d’interesse già scontato?
Evidente che ci sarà tempo per effettuare nuove revisioni delle stime. L’aspetto più importante è che il grafico dei futures sull’Euribor a 3 mesi segnalerebbe il raggiungimento dell’apice delle aspettative sui tassi d’interesse alla fine di settembre. Anche per questa ragione i rendimenti dei bond sono complessivamente diminuiti nelle ultime sedute. In altre parole, il mercato avrebbe già scontato il massimo della stretta monetaria possibile. Come dire che le banche centrali non potranno fare molto di più per combattere l’inflazione.
I tassi Euribor ed Eurirs sono scesi questa settimana, cosa che avrà senz’altro portato un minimo di sollievo ai titolari di mutuo a tasso variabile e a coloro che si apprestano a sottoscrivere un mutuo a tasso fisso. Sarebbe il segnale – ma è presto per dirlo – che la rata mensile massima sia stata toccata e d’ora in avanti le notizie non sarebbero peggiorative delle condizioni di mercato. Certo, se i tassi d’interesse sono attesi meno alti delle scorse settimane è per via di una crisi in arrivo. Bene che vada non ci sarebbe granché da essere allegri. Solo la fine delle tensioni tra Russia e Occidente riuscirebbe forse nel mezzo miracolo di abbassare l’inflazione, di conseguenza i tassi di mercato e alzare le prospettive di crescita.
Ahi noi, non sembra che abbia questo in mente il presidente russo Vladimir Putin, che in forte affanno sul fronte militare in Ucraina, starebbe persino ipotizzando l’uso delle armi nucleari tattiche. Uno scenario horror, che fa passare in secondo piano la stessa temuta recessione, visto che stiamo rischiando quanto eravamo riusciti ad evitare in piena Guerra Fredda, vale a dire di annichilire il pianeta a colpi di armi di distruzione di massa.