La separazione dei beni serve a evitare sempre i pignoramenti? Più passano i giorni e più avanza la grave crisi economica nata con la pandemia da Covid. In più, lo stato di crisi continua ad aggravarsi a causa dello stato di guerra in Ucraina e della conseguente crisi energetica. I casi di famiglie indebitate e in grave difficoltà economica, ai limiti della sopravvivenza, aumentano ogni giorno. Avere debiti ormai è una costante per molte famiglie italiane, e sta diventando costante anche l’impossibilità a far fronte a questi debiti.
Avere troppi debiti col tempo porta alle esecuzioni forzate quali pignoramenti, confische e sequestri dei beni del debitore. Infatti la legge tutela il creditore che, avviando le giuste azioni, può ottenere l’esproprio dei beni del debitore. Beni che vengono venduti all’asta per far recuperare al creditore i soldi che avanza. Molte famiglie, però, adottano degli stratagemmi per evitare che un creditore attacchi i beni di famiglia, dalla casa all’auto.
Stratagemmi leciti dal punto di vista della legge, ma che spesso non sortiscono l’effetto sperato.
Il quesito posto dal nostro lettore sul pignoramento nella separazione dei beni
“Gentile esperto, sono sposato e convivente con mia moglie da ormai 40 anni. Purtroppo ho accumulato una serie di debiti con il fisco, perché ho diverse cartelle esattoriali da pagare. Ho, inoltre, con alcune società finanziarie acceso dei prestiti che non sono riuscito a restituire. Con mia moglie siamo sposati in regime di comunione dei beni. Ho letto da qualche parte che con questo regime tutti i beni, anche quelli di mia moglie, potrebbero essere attaccati dai creditori.
Matrimonio prima in comunione e poi in separazione dei beni
Senza ombra di dubbio la via più utilizzata da chi ha pesanti debiti per salvaguardare il proprio patrimonio, è quella di provvedere alla separazione dei beni con il proprio coniuge. Sono molte le famiglie, infatti, che all’atto del matrimonio si sono sposate in regime di comunione dei beni, salvo poi passare alla separazione degli stessi. Una coppia in regime di comunione dei beni, di fronte ai creditori, risponde dei debiti di uno dei due, ma solo per il 50%.
In pratica un creditore può attaccare il patrimonio di una famiglia per debiti contratti da uno dei due coniugi, solo per la metà del patrimonio appartenente al coniuge debitore. Per esempio, una casa in comunione dei beni, che è al 50% di un coniuge e al 50% dell’altro, può essere attaccata per la metà da un creditore. Senza entrare nello specifico caso della casa di abitazione, dei figli eventualmente conviventi, dei minorenni o degli invalidi presenti nel nucleo familiare, la legge tutela il creditore dandogli il diritto di attaccare i beni del debitore. Con la separazione dei beni, invece, il creditore può attaccare solo i beni direttamente intestati al debitore, senza poter minimamente attaccare i beni dell’altro coniuge.
Le regole dei pignoramenti di fronte ai due regimi coniugali della comunione o della separazione
Anche il regime della comunione dei beni ha delle tutele per il debitore. Se un immobile o un qualsiasi altro bene è stato acquistato prima del matrimonio e quindi prima della comunione da uno dei due coniugi, questo non ricade tra i beni attaccabili dai creditori.
Prima la separazione dei beni, poi la cessione del bene
È anche vero però che è una casa acquistata solo da un coniuge, come il caso del nostro lettore, ma in regime di comunione dei beni, finisce con l’essere di proprietà anche dell’altro coniuge per il 50%. Utilizzare quindi la separazione dei beni per evitare pignoramenti e sequestri può essere una soluzione, ma deve essere accompagnata da un altro passaggio. Infatti nel momento in cui si scioglie la comunione e si passa al regime della separazione dei beni da un notaio, contestualmente occorre trasferire la proprietà dell’immobile all’altro coniuge. In pratica il debitore cede la casa di proprietà esclusivamente all’altro coniuge.
La separazione consensuale tra i coniugi può servire ad evitare pignoramenti?
Un’altra via molto utilizzata dalle famiglie è quella della separazione consensuale. In pratica una coppia di coniugi, come possono essere quelli indicati dal nostro lettore, decide di separarsi consensualmente. In pratica si provvede alla rottura del matrimonio, che in linea generale dovrebbe proseguire con le pratiche di divorzio. La legge però non impone ai coniugi di arrivare al divorzio, perché anche la separazione consensuale di fatto ferma i regimi normativi che si applicano in un matrimonio. In pratica con la separazione consensuale si scioglie la comunione dei beni. Anche in questo caso quindi una coppia può decidere di separarsi e contestualmente di intestare la casa al coniuge privo di debiti. Ed un creditore potrebbe trovare difficoltà ad attaccare la casa come bene da vendere all’asta per il recupero del credito.
La tutela del creditore e come procedere lo stesso al pignoramento
La legge comunque offre delle tutele a favore del creditore nel momento in cui un debitore adotti una delle soluzioni sopracitate.
Occhio alla data di maturazione del debito
In pratica dopo un anno dal passaggio di proprietà e entro i successivi quattro anni, il creditore dovrà agire. Serve un’azione per impugnare di fatto il passaggio di proprietà stesso. L’azione revocatoria però è assoggettata a dei limiti. La revocatoria può essere avviata solo se il debitore non ha altri beni attaccabili, cioè se lo stesso ha svuotato il suo patrimonio di qualsiasi bene che può essere utile all’azione del creditore. Infine, va sottolineato il fatto che qualsiasi azione del creditore è valida solo nel caso in cui la separazione dei beni o quella dei coniugi sia sopraggiunta dopo la data in cui uno dei due ha contratto il debito. Ovviamente della data in cui è stato contratto il debito e non quella di maturata morosità.