Uscire dallo stato di famiglia per ottenere i bonus è possibile, ma quali sono i rischi? La famiglia è il tesoro più grande. Nei momenti più bui della propria vita, infatti, i famigliari si rivelano essere spesso la nostra ancora di salvezza e punto di riferimento. Se l’amore non ha limiti, questo discorso non vale per la burocrazia. Quando si tratta di accedere a bonus e agevolazioni, infatti, è necessario rispettare determinati requisiti e presentare i documenti richiesti.
Tra questi si annovera lo stato di famiglia.
Proprio per accedere ad un maggior numero di bonus, molte persone decidono di uscire dallo stato di famiglia. Occhio però non a fare i furbetti, perché i controlli dell’Agenzia delle Entrate sono sempre dietro l’angolo.
Uscire dallo stato di famiglia per i bonus: come fare
Quando si apporta una modifica allo stato di famiglia, cambia anche l’Isee. Il valore dell’Indicatore della situazione economica equivalente si abbassa, consentendo ai soggetti interessati di accedere a un maggior numero di agevolazioni. Se, ad esempio, un figlio decide di andare a vivere da solo, a trarre vantaggio sarà sia chi cambia casa che la famiglia di origine. Entrambi, infatti, potranno pagare meno tasse. Ne è un chiaro esempio la Tari che viene pagata tenendo in considerazione anche il numero di occupanti di un immobile.
In base alla normativa vigente, per uscire dallo stato di famiglia bisogna stabilire la propria residenza in un altro luogo rispetto a quello della propria famiglia di origine, creando così un nucleo famigliare a se stante.
Quando conviene uscire dallo stato di famiglia per le agevolazioni
Uscire dallo stato famiglia per pagare meno tasse conviene se il proprio nucleo familiare è benestante o comunque è composto da più persone che hanno una fonte di reddito. Se vi sono dei famigliari a carico che permettono di beneficiare di alcune detrazioni fiscali, invece, decidere di modificare lo stato di famiglia può non rivelarsi la scelta giusta.
Grazie alle detrazioni fiscali, infatti, possiamo pagare meno tasse. Ne sono un chiaro esempio la detrazione fiscale in busta paga per familiari a carico oppure il diritto alla riduzione o esenzione dal pagamento del bollo auto per alcuni casi previsti dalla legge.
I controlli dell’Agenzia delle Entrate
Uscire dal nucleo famigliare per prendere il reddito di cittadinanza prima dei 26 anni o comunque senza un reale motivo può risultare controproducente. Il Fisco, infatti, può ritenere che si tratti di un comportamento illegale. In tal caso si rischia di incorrere in sanzioni particolarmente pesanti. Se, ad esempio, una persona è uscita da uno stato di famiglia per far abbassare l’Isee e accedere a dei contributi, può essere applicata “la pena prevista dall’articolo 316-ter del Codice penale in materia di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato“.
Quest’ultima prevede la reclusione da 6 mesi a 3 anni. Nel caso in cui il contributo erogato sia di importo inferiore a quattro mila euro, si rischia una sanzione amministrativa da 5.164 euro a 25.822 euro, con un massimo di tre volte il contributo indebitamente percepito. Sempre in base a quanto si evince dal sito dell’Agenzia delle Entrate, comunque, “il soggetto che ha percepito il contributo in tutto o in parte non spettante, anche a seguito di presentazione di istanza di rinuncia, può regolarizzare l’indebita percezione, restituendo spontaneamente il contributo, i relativi interessi e versando le relative sanzioni mediante applicazione delle riduzioni del ravvedimento operoso“.