E’ ancora in corso di emissione, dato che l’offerta si concluderà venerdì 28 ottobre. Il bond sostenibile dell’Uruguay, tuttavia, è già un successo sul piano dell’interesse suscitato sui mercati finanziari. Anzitutto, perché è il secondo al mondo ad essere emesso da uno stato dopo il Cile nei mesi scorsi. Secondariamente, come vedremo presenta una struttura inedita. L’obbligazione è denominata in dollari USA, così da attirare capitali dal resto del mondo. Scade nel 2034, per cui debutta con una durata di 12 anni.
Come funziona la cedola step up/down
Per prima cosa, cos’è un bond sostenibile? Simile al green bond, ma con la differenza che non esiste un vincolo sull’impiego dei capitali raccolti ai fini ambientali. A dire il vero, neppure i green bond impongono vincoli giuridici dal punto di vista legali. Qua, comunque, manca persino l’impegno formale del governo emittente. Tant’è, ad esempio, che già in questi giorni l’Uruguay sta utilizzando i capitali raccolti in fase di sottoscrizione del bond sostenibile per procedere al rimborso anticipato di titoli in dollari per 517 milioni e in scadenza tra il 2024 e il 2031.
Perché siamo in presenza di un’emissione particolare? Il governo ha fissato alcuni obiettivi di sostenibilità ambientale da raggiungere entro il 2025. In gergo, sono noti come Key Performance Indicators (KPI). Riguardano due traguardi: il rapporto tra emissioni di CO2 e PIL in relazione ai livelli del 1990; l’area forestale nativa rispetto alla superficie del 2012. Qualora tali obiettivi non fossero centrati, il bond sostenibile offrirebbe cedola per gli anni successivi al 2025 e fino alla scadenza maggiorata dello 0,15% per ciascun obiettivo non rispettato (step up). Viceversa, per ciascun obiettivo centrato e superato di un ammontare prestabilito la cedola sarebbe ridotta dello 0,15% (step down).
Rischi del bond sostenibile
Questo meccanismo tende a creare incentivi a carico del governo per cercare di raggiungere gli obiettivi dichiarati.
Sappiamo, invece, che il bond sostenibile ha rating medio-bassi: BBB per S&P, BBB- per Fitch e Baa2 per Moody’s. Il rischio sovrano teorico risulta sostanzialmente in linea con quello dell’Italia. Ad esso si aggiunge il rischio di cambio, essendo la denominazione in dollari USA. Un eventuale futuro apprezzamento del cambio euro-dollaro finirebbe per deprimere il valore effettivo del capitale per un investitore dell’Eurozona. Ad essersi occupate dell’operazione ancora in corso sono state Credit Agricole, HSBC, JP Morgan e Santander.