Sono di tenore misto le notizie macroeconomiche riguardanti l’Eurozona. Nel terzo trimestre dell’anno, il PIL nell’area è cresciuto dello 0,2% sui tre mesi precedenti, in deciso rallentamento dal +0,8% del secondo trimestre e ai minimi da quando è partito il rimbalzo post-Covid. E nel mese di ottobre l’inflazione saliva al 10,7%, segnando un nuovo record. Lo spread tra BTp e Bund a 10 anni si è mantenuto poco sotto i 210 punti base dopo la pubblicazione dei due dati macro da parte dell’Eurostat.
Che l’economia nell’Eurozona abbia schivato l’ingresso nella recessione è senz’altro una buona notizia. La crisi dell’energia pesa sul suo andamento, aumentando drasticamente i costi delle importazioni. D’altra parte le buone notizie possono non essere tali per il mercato. Più i dati macro appaiono positivi, maggiori le probabilità che la BCE continui ad alzare i tassi d’interesse a ritmi sostenuti. Anche perché non avrebbe scuse. Con un’inflazione ormai a doppia cifra e un PIL positivo, il board non potrà ignorare l’esplosione dei prezzi al consumo.
Spread stabile grazie a sorpresa Italia
Lo spread resta alto, quindi. Se non sale in queste ore è perché la sorpresa positiva sul fronte della crescita economica è arrivata anche grazie al nostro Paese. Il PIL italiano nel terzo trimestre è salito dello 0,5%. Dunque, è vero che con il rialzo dei tassi la sostenibilità fiscale del nostro Paese è più a rischio, ma al momento risulta sostenuta proprio dal buon andamento dell’economia.
Il quarto trimestre con ogni probabilità darà la direzione al mercato sovrano per i mesi a seguire. Lo scenario migliore sarebbe quello di una crescita del PIL nell’Eurozona accompagnata dal calo dell’inflazione. Il peggiore sarebbe la stagflazione: alta inflazione e bassa crescita o recessione. Per la fine dell’anno, il mercato si aspetta un ulteriore rialzo dei tassi BCE dello 0,25%, cioè di un terzo rispetto alle decisioni annunciate a settembre e la settimana scorsa.