Martedì 1 novembre, la Banca d’Inghilterra ha iniziato a rivendere i Gilt iscritti a bilancio per 857 miliardi di sterline. Ciononostante, i rendimenti sovrani nel Regno Unito non sono saliti. La scadenza decennale offriva ieri meno del 3,50%, l’1% in meno dell’apice toccato nelle scorse settimane sotto il precedente governo di Liz Truss. L’ingresso di Rushi Sunak a Downing Street ha interrotto le vendite sul mercato, attirando nuovamente la fiducia degli investitori sulla solidità dei conti pubblici. Ed è proprio al nuovo premier che si è appellato George Soros con una missiva pubblicata dal Financial Times.
La proposta di Soros a Sunak
Secondo Soros, Sunak rischia di rimediare agli errori della precedente amministrazione eccedendo nell’austerità fiscale. A suo avviso, molti dei problemi finanziari sorti nelle scorse settimane potrebbero essere risolti con l’emissione di Gilt senza scadenza. I bond perpetui, spiega, sono debito che non andrà mai rimborsato. Per questo motivo, specie in una fase come questa di alti rendimenti, dovranno offrire cedole elevate. Non a caso, rimarca, la sua proposta al Regno Unito risale agli inizi del 2020, quando i tassi di mercato erano bassissimi.
Ma non ci sarebbe nulla da temere. Quando le condizioni lo consentiranno, il governo britannico potrebbe sempre rimborsare in anticipo il bond perpetuo con alte cedole emettendone un altro con cedole più basse. Nel frattempo, i fondi pensione potrebbero investire in un asset redditizio e al contempo liquido. Infatti, il paese avrebbe le carte in regola per diventare un benchmark di questo mercato dei titoli di stato ultra-lunghi.
Tornando alla Banca d’Inghilterra, conforta che i prezzi dei Gilt stiano reggendo alle prime vendite realizzate con il cosiddetto “quantitative tightening”. Nella giornata di martedì, sono stati offerti al mercato 750 milioni di sterline.
Timing errato per bond perpetui
A febbraio, la Banca d’Inghilterra aveva annunciato che avrebbe smesso di acquistare Gilt man mano che sarebbero arrivate a scadenza. Ed ecco che da un portafoglio di 875 miliardi accumulato nel lungo decennio del “quantitative easing”, questo era sceso a 838 miliardi a settembre. Da qui ad un anno, le scadenze non rinnovate ammonterebbero a 37 miliardi e le vendite di Gilt varranno un’altra quarantina di miliardi. In tutto, il portafoglio scenderà di 80 miliardi. Le vendite entro fine anno saranno pari a 6 miliardi, meno degli 8,7 miliardi annunciati prima del caos finanziario.
Malgrado la proposta di Soros, l’idea dei bond perpetui non sembra azzeccata sul piano della tempistica. Nessun governo sta valutando di indebitarsi a lunghissimo termine con tassi così alti. Probabile che Sunak ci penserà seriamente solo quando le condizioni di mercato saranno migliorate. E ciò non avverrà verosimilmente nel medio termine, con la Banca d’Inghilterra costretta ad alzare i tassi d’interesse per fermare un’inflazione ormai a doppia cifra.